In uscita il 3 febbraio 2017 per la Cam Jazz


Jacopo Ferrazza pubblica l’album d’esordio “Rebirth”
concerto di presentazione alla Casa del Jazz


Si intitola “Rebirth” l’album del contrabbassista Jacopo Ferrazza, in uscita il 3 febbraio 2017 per la Cam Jazz e inciso con il suo trio composto da Stefano Carbonelli alla chitarra e Valerio Vantaggio alla batteria. Il 3 febbraio alle ore 21.00, Jacopo Ferrazza presenta in concerto “Rebirth” alla Casa del Jazz di Roma.

Ferrazza, classe 1989, si cimenta qui con la sua prima prova da leader in un album nel quale confluiscono non solo le sue già numerose esperienze musicali, ma anche una componente emotiva molto forte che permea le 9 tracce dell’album. Il concept del disco sembrerebbe quasi quello del romanzo di formazione, in questa sua volontà di imbrigliare e spiegare un mutamento esistenziale attraverso la musica. Ciascun brano attraversa, raccontandoli, diversi stati d’animo, per culminare nella “rinascita” raccontata proprio dal brano che dà il titolo all’album.

Ad aprire il disco è Indigo Generation, brano strutturato su un tema molto melodico, in grado però di svilupparsi con una metrica sempre diversa. Ferrazza riutilizza e scompone gli elementi armonici e ritmici in questa composizione che si rivela la più solare dell’album. I successivi Blind Painter e Living The Bridge sono due brani molto particolari che ben illustrano le capacità di questo giovanissimo contrabbassista. Il primo colpisce per le scelte metriche audaci: continuamente cangianti, mettono in luce l’incredibile interplay con Carbonelli e Vantaggio.
Living The Bridge si configura come una delle composizione più intimiste di Rebirth. Il ponte del titolo è quello che collega i momenti di stasi ai grandi cambiamenti della vita, e di quella calma solo apparente sa farsi interprete la musica di Ferrazza. C’è un movimento sotterraneo che ne percorre le atmosfere dilatate, ben scandito dalla batteria di Vantaggio.
Atmosfere cupe in un brano suddiviso in 5 movimenti: After Wien è una continua altalena tra passato e presente. Liberamente ispirato al Prometheus di Alexander Scriabin, la composizione è caratterizzata da diversi temi di chitarra classica che rappresentano i flashback in contrapposizione al “realismo” della batteria.
Notturno e Il Teatro dei Rami sono un tuffo nel mondo onirico di Ferrazza, mai scevro comunque da una particolare tensione, a sottolineare turbamenti e riti di passaggio. Lovers in Gravity, con le sue lunghe fughe per chitarra e contrabbasso ad amplificare una certa cupezza del brano, si caratterizza anche per l’energica batteria di Vantaggio che conferisce alla traccia un appeal quasi rock.
Nel mezzo, Pirandello Madness, unico episodio dell’album a firma di Stefano Carbonelli, una suite perfettamente incastonata in questa sorta di flusso di coscienza ininterrotto.
Lo stesso che trova compimento nell’ultima traccia, Rebirth, non a caso la più lunga del disco, che ne rappresenta il compendio ideale con la sua capacità di raccontare, attraverso la musica, la complessità di un musicista che, nonostante la giovane età, ha vissuto già abbastanza da potersi permettere di rinascere. 

FORMAZIONE
Jacopo Ferrazza, bass
Stefano Carbonelli, guitar
Valerio Vantaggio, drums

TRACKLIST
01 Indigo Generation
02 Blind Painter
03 Living The Bridge
04 After Wien
05 Notturno
06 Pirandello Madness
07 Lovers In The Gravity
08 Il Teatro Dei Rami
09 Rebirth

www.facebook.com/jacopoferrazzamusic
www.jacopoferrazza.com


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giovedì 26 gennaio 2017

Rosario Bonaccorso
In concerto alla Casa del Jazz domenica 29 gennaio
presenta il nuovo album “A beautiful story”

Domenica 29 gennaio alle 21.00 alla Casa del Jazz di Roma, Rosario Bonaccorso presenta il suo nuovo album “A Beautiful Story” in uscita il 27 Gennaio 2017 per l’etichetta Jando Music/Via Veneto Jazz.
Sul palco con lui, tre giovani “leoni” del jazz italiano: Dino Rubino al flicorno, Enrico Zanisi al pianoforte e Alessandro Paternesi alla batteria. 

 
Dopo l'ultimo capitolo "Viaggiando" firmato nel 2015 sempre per Jando Music/Via Veneto Jazz, la lunga storia musicale di Rosario Bonaccorso prosegue, arricchendo il suo percorso discografico, di band-leader e compositore. “A Beautiful Story” apre, quindi, un nuovo capitolo nel mio percorso musicale di Rosario: dopo la trilogia scritta sul tema del viaggio (Travel Notes, In Cammino e Viaggiando), questa volta vengono esplorati i momenti di vita e i sentimenti, l’età che avanza, l’amore che vive, il passato, l’amicizia e tante altre storie.

Ho la fortuna di vivere la vita che sognavo fin da ragazzo - afferma Rosario - e forse questa è la mia vera “Beautiful Story”. Per trasformare e fissare in musica queste fotografie di vita, Bonaccorso ha lasciato che la melodia uscisse da sola, libera e ispirata. Questo cd ne è il risultato.
Le dodici composizioni da lui firmate per "A Beautiful Story", che è anche la title track dell’album, conquistano fin dal primo ascolto, la musica sorprende, spazia e ci trasporta in quel suo raffinato universo personale, dove si rinnova la forza della scrittura di Bonaccorso, che conquista l’ascolto per profondità e bellezza.

Per questo nuovo lavoro discografico il contrabbassista ha chiamato al suo fianco Dino Rubino al flicorno, Enrico Zanisi al pianoforte e Alessandro Paternesi alla batteria. Tre giovani “leoni” del jazz italiano già apprezzati nel panorama europeo. C’è una magia speciale nella
direzione musicale e nel suono raffinato di questo quartetto, in cui spicca quel gusto tutto italiano di creare musica, di cui Rosario Bonaccorso da tempo è apprezzato rappresentante e portavoce. Fin dalla prima nota insieme – ricorda Bonaccorso - si è creato immediatamente un rapporto umano e musicale straordinario. Quando suoniamo sento che freschezza improvvisativa, conoscenza della tradizione, libertà espressiva, maturità, un po’ di pazzia, si fondono insieme e soprattutto, abbiamo creato un nostro suono, questo era quello che cercavo. Quando poi rifletto che ognuno di loro ha trent’anni meno di me, penso a quanto sia meravigliosa la nostra vita artistica; in un momento si cancellano le età, la mia e la loro, e rimane solo quel che si ha da dire in modo puro

 
Rosario Bonaccorso “A Beautiful Story”
Domenica 29 gennaio ore 21.00
Casa del jazz
Viale di Porta Ardeatina, 55
Infoline 06 704731
Ingresso 10 euro

FORMAZIONE
Rosario Bonaccorso| contrabbasso
Dino Rubino| flicorno
Enrico Zanisi | piano
Alessandro Paternesi | batteria

Tracklist:
01 - A Beautiful Story
02 - Come l’Acqua tra le dita
03 - Der Walfish
04 - Duccidu
05 - My Italian Art of Jazz
06 - This is for You
07 - Storia di una Farfalla
08 - Minus One
09 - Tango per Pablo
10 - Lulu’ e la Luna
11 - Freddie
12 - You Me Nobody Else

Tour
26/01 Fano, Fano Jazz Club
27/01 Perugia, Ricomincio Da Tre
29/01 Roma, Casa Del Jazz
31/01 Verona, Cantine Dell'arena
02/02 Vicenza, Bar Borsa
03/02 Bolzano, Jazz Al Laurin
04/02 Mestre, Al Vapore Jazz Club
05/02 Milano, Blue Note
06/02 Venezia, Laguna Libre
07/02 Venezia, Laguna Libre
24/02 Sestri Levante, Mattana
26/02 Imperia, Teatro Spazio Vuoto
26/03 Jazz Matineee' Del Mendrisiotto (Ch)
06/04 Puglia Bari - Rassegna Mirarte e tba
 
07/04 Puglia Bari - Rassegna Mirarte e tba
08/04 Puglia Bari - Rassegna Mirarte e tba
21/05 Marktoberdorf (D)
24/05 Sant Gallen (Ch)
25/05 Gossau  (Ch)
01/06 Bregenz (A)
02/06 Kisslegg  (D)
16/06 Laiguelia Percfest


sabato 21 gennaio 2017

Korosekorò Blues




Grazie all'impegno di molti ricercatori oggi esistono numerosi libri di etnomusicologia che ci informano sulle origini delle varie correnti musicali. Informazioni molto distanti dai stereotipi imposti delle “menti colte del passato”. Uno di questi falsi miti è proprio quello che indica … l'Africano come un individuo inferiore che si diletta nel canto e nella danza, tanto non potrebbe fare altro, diventando un discreto intrattenitore ...
Il primo errore che ci portano a fare queste false verità, è quello di immaginare l'Africa come se fosse un unica nazione, come se tutti i suoi milioni di abitanti vivessero insieme sotto un' unico tetto. In realtà la condizione africana e più complessa, soprattutto oggi dopo la spartizione selvaggia dei paesi colonizzanti.
Secondo, come è vero che non tutti in Italia suonano il mandolino e sanno fare la pizza, purtroppo, anche in Africa non tutti si dedicano o sono automaticamente portati per la danza o il canto. Sicuramente, mentre l'Italia ha perso alcune pratiche artistiche e culturali in favore di altre più commerciali, la musica in tutto il continente Africano ha avuto, ed ha ancora, un ruolo importante nella quotidianità dei suoi numerosi popoli.
In passato esisteva un'Africa nord sahariana , in prevalenza di religione Mussulmana e di lingua araba, e un'altra sud sahariana , costituita da numerose popolazione animiste divise in vari ceppi linguistici. In mezzo a questa spartizione geografica c'è appunto il Sahara, il grande fiume di sabbia popolato dalle tribù nomadi che fungevano da tramite tra le due realtà.
Prima dell'arrivo dei coloni, l'Africa non era un paese sperduto, ma aveva avuto le sue guerre e i suoi imperi. Tra questi l'Impero Mussulmano, che dopo aver conquistato tutto il nord del continente ha raggiunto anche i paesi dell'Africa occidente, il cosi detto Corno d'Africa, apportando significative modifiche nelle loro culture.
Dopo la scoperte delle Americhe, il Corno d'Africa venne preso d'assalto dai coloni Europei, assetati trafficanti di sciavi e non solo. Durante questa atroce mercificazione umana, nel continente si formarono all'interno dei vari regni delle figure importati, dette Griot.
In realtà la parola Griot è un eufemismo ricavato da una storpiatura di una parola francese, che sta ad indicare un cantastorie , ossia, secondo le culture euro colte … un banale intrattenitore.
Anche se oggi questa parola ha acquisito un valore più nobile, il nome cambia di tribù in tribù, la figura del Griot è qualcosa di più complesso. Il Griot non è un'arte ma un mestiere, o meglio l'arte di fare un mestiere. Non tutti possono intraprendere questa strada ma solo alcuni prescelti. Il Griot è il depositario della parola, in una cultura orale la parola ha un peso importate ... determinante, nel suo praticantato apprende le formule del dialogo, come esporre i concetti , raccontare la storia del suo popolo, far accordare due fazioni opposte, consigliare il Re, calmare gli animi e mettere pace nello spirito del prossimo.
Per fare tutto questo il Griot oltre al canto utilizza diversi strumenti musicali, non per intrattenere, ma per dare un' enfasi più teatrale alle sue parole, cercando di coinvolgere e colpire affondo i cuori di chi lo ascolta.
Questa è anche la storia di Baba Sissoko, noto musicista maliani nato a Bamako. Nonostante la tradizione esige che sia il primogenito a portare avanti la tradizione di famiglia, il fratello maggiore preferirà dedicarsi alla pittura, verrà scelto Baba, secondogenito . Il nonno paterno,del quale porta il nome, aveva predetto il suo destino … ancora prima che io nascessi, mio nonno materno aveva chiesto ai miei genitori se potevano chiamare il bambino che stava arrivando col suo stesso nome, loro gli chiesero perché e lui rispose che questo bambino sarebbe stato educato da lui stesso perché sarebbe stato speciale...Baba accetterà con onore e immenso piacere il suo destino, girerà il mondo col suo tamburo parlante chiamato Tamani, la leggenda narra che è stato proprio uno zio di Baba ad inventare questo strumento, un piccolo tamburo a frizione di circa 30 cm , che monta due pelli di iguana unite tra loro da un fascio di stringhe. Ma Baba non suona solo il Tamani, del quale è considerato il maestro assoluto vista la sua abilità nell'intonare un'intera scala musicale su di esso, ha appreso anche l'arte dello Djeli N'goni, strumento a quattro corde molto simile al monocordo egizio, del Canto e della Parola, ampliando il suo apprendistato anche grazie all'esperienza del padre ,dalla madre e da altri zii, tutti impiegati nell'arte del Griot o meglio Djeli.
In seguito Baba inizierà una lunga carriere nella Band di Habib Koite, il quale lo guiderà tra i vari generi musicali provenienti da tutto il mondo, ma sarà il Blues ad attirare l'attenzione di Baba, già dai primi ascolti nota le similitudini ritmiche con il suo paese, soprattutto con il ritmo Bambara chiamato Korosekorò … oggi posso dire che il Blues ha origine dal Korosekorò.
Grazie alle sue abilità, avrà l'opportunità di incontrare , collaborare e ricevere consigli da artisti Africani di fama internazionale come Fela Asson Kuti, Youssou N’dour, Toumani Diabate, Salif Keità, Oumou Sangare, Ali Farka Toure, Boubacar Traore Kar Kar ,Ami Koita, Kandja Kouyate, Nagnini Diabate, Babani Kone, Dialou Damba, Hadja Soumano, ma anche da Santana, Sting, Angelique Kidjo ecc.


In questi ultimi anni Baba , dopo aver peregrinato per il mondo, ha deciso di stabilirsi in Itali, precisamente in Calabria, dove è nata sua mogli, con la quale ha avuto tre figli, Djana, Giulia e Roberto .
… Spero che i miei figli possano essere come me, dei musicisti e che l’ispirazione che mi danno ogni giorno possa darmi la forza di continuare nella mia ricerca musicale fino al giorno in cui loro prenderanno il mio posto...


Negli anni abbiamo assistito a diversi concerti di Baba Sissoko, coma al Trasimeno Blues ,al Big Mama e al Mojo Station Blues Festival, in tutti si è dimostrato un artista completo e professionale, doti per le quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti, per la sua arte e il suo impegno sociale, ma ha sempre mantenuto i piedi per terra, si presenta sempre con umiltà al suo pubblico, non nega un sorriso e delle belle parole a nessuno , lui è depositario di quell'esperanto che riesce ad unire tutti …. la Musica …. una musicalità indotta, coinvolgente.
Oggi è coinvolto in numerosi progetti musicali, che lo vedono districarsi egregiamente dal Jazz al più modero Afro Beat, formazioni orchestrali, quartetti duo e One Man Band, molto eccitanti sono le collaborazioni con Antonello Salis e il duo con la figlia Djana.
Per comprendere meglio l'universo sonoro di Baba Sissoko vi parlerenmo dell'album Three Gees, un ottimo disco prodotto da Luca Sapio e pubblicato il 16 aprile del 2015 per la Blind Faith Records, nel quale troviamo due illustri collaboratori, il percussionista Fernando Boogaloo Velez in diversi brani e il Bluesman Corey Harris alla chitarra slide in Dhe Dhe Dhe.

Per Three Gees Baba ha scelto di unire le voci della figlia Djana e di sua madre Djeli Mah Damba Koroba, ponendo la sua da ponte tra le due generazioni.
Già delle prime note del disco si avverte abbondantemente la mano del produttore negli arrangiamenti tipici della Black Music Africano Americana, un ambiente sonoro inedito nella precedente produzione di Baba Sissoko, nel quale però si muove con fluida capacità , sono molto piacevoli le combinazioni sonore, il tradizionale Djelì N'gonì che dialoga con l'organo Hammond oppure il Tamani che articola ritmi vertiginosi mescolandoli ai ruggiti dei fiati.
Ma la peculiarità vera risiede nelle due voci femminili che aleggiano sinuose in tutti i brani, soprattutto in Doni Doni, E Mamada e in Il Faut Pas Ecouter, dove il contrasto tra la moderna voce soul di Djana si unisci a quella ancestrale della nonna Mah Damba Koroba dando vita a magiche suggestioni che ci conducono in luoghi senza tempo.
Tutto il disco è piacevolissimo e altalenante, passando dall' elettronica alle ambientazioni acustiche con agile disinvolture, senza forzature e aderenze.
Una volta ridotto in macerie il luoghi comuni abbiamo avuto l'opportunità di focalizzare un uomo che fa della sua vita e del suo lavoro un'arte, senza cadere negli stereotipi e nelle facili produzioni commerciali.
Auguriamo a Djeli Baba Sissoko di progredire nel suo viaggio iniziato in Mali con i rudimenti del Korosekorò Blues.






Three Gees
Blind Faith Records
01 Aiulado
02 Kali Baba
03 Doni Doni
04 A Bo Li La
05 Black Rock
06 Il Faut Pas Ecouter
07 Kele Kele
08 E Mamada
09 Angha Sabali
10 Griot
11 Dhe Dhe Dhe


http://www.babasissoko.com
http://www.babasissoko.com/it/news/209-baba-sissoko-three-gees
http://www.blindfaithrecords.it/



 Ps. Chi è interessato può richiedere  la copia PDF sulla  mail thebordermusic@gmail.com