SONG OF THE AVATARS
THE LOST MASTER TAPES
Cinque anni fa, il regista Liam Barker stava lavorando al film
ducumentario “Voice of the Eagle: The Enigma of Robbie Basho”
Il soggetto di Barker era il defunto chitarrista che ha
contribuito assieme a John Fahey e Leo Kottke a dare vita allo
stile musicale che oggi conosciamo con il nome di
“American Primitive Guitar” .
Per realizzare il Film il regista ha dovuto ripercorrere la vita
solitaria del piccolo Daniel, iniziato a Baltimora e terminato in
una casa nella Carolina del Sud.
Durante il percorso a sentito spesso parlare di una raccolta di
registrazioni personali dell'artista che apparentemente era andata
persa dopo la sua prematura morte nel 1986. Così il regista si è
ritrovato in una casa fatiscente, circondato da pile di vecchi
giornali ed escrementi di animali.
"Quando ci sono andato, era come se fosse uscita da un film
dell'orrore"
Con grande stupore, in circostanze igieniche pietose , vengono
riesumate una pila di scatole contenenti dei nastri magnetici
ancora sigillati.
"Miracolosamente, alcune di queste registrazioni sembrano essere
state registrate ieri".
Il 4 dicembre In accordo con l'Estate di Basho e i custodi
originali dei nastri, Tompkins Square pubblicherà “Song of the
Avatars: The Lost Master Tapes”, un set in 5CD di materiale
inedito.
L'etichetta pubblicherà anche un singolo disco in vinile LP,
durante il Record Store Day '20. Il set include note di Barker,
Henry Kaiser, Steffen Basho-Junghans, Glenn Jones e Richard
Osborn.
"Ho passato anni in viaggio a cantare canzoni popolari che non
avevano significato, sai, solo per emulare. E mi sono reso conto
che invece la musica dovrebbe dire qualcosa. La musica dovrebbe
fare qualcosa. Poi ho iniziato a provare a vedere quanto in alto e
bello potrei andare.”
Rimasto orfano, il piccolo Daniel verrà adottato dalla famiglia
Robinson, riceverà un'educazione religiosa e passerà un'infanzia
tranquilla.Come studente presso l'Università del Maryland tra la
fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60, dopo le prime
esperienze con la tromba e il coro della scuola, passerà alla
chitarra dopo aver fatto amicizia con i colleghi chitarristi John
Fahey e Max Ochs.
"Quando ho iniziato, c'era un grande culto a Washington,
nell'Università del Maryland, del country blues e della Folk
Music, poi ho sentito anche la Musica Hindu.."
Basho lasciò Baltimora e si trasferì a Berkeley, dove si immerse
nella religione e nella musica orientale, e si ribattezzò in onore
del poeta giapponese del XVII secol Matsuo Bashō.
"Era sincero e inconsapevole di quello che stava facendo", dice
Glenn Jones, un chitarrista e collezionista che divenne amico di
Basho alla fine degli anni '70.
Gli amici e la famiglia di Basho lo descrivono come un ragazzo
che era profondamente impegnato nella sua musica, ma per il resto
era un solitario, afflitto dall'ansia.
"Amavo la sua musica ed ho sempre pensato che ci fosse di più di
quanto volesse esprimere. Ero convinta che sarebbe stato il
prossimo grande successo, ma non era davvero il suo interesse. Il
suo interesse era nel fare la musica, non nel ricevere molta
attenzione ", ha detto Margaret Lewis, ex fidanzata di Basho, in
Voice of the Eagle.
Aveva 45 anni quando morì a causa di un'arteria rotta nel collo.
Tutti i suoi dischi erano fuori stampa in quel momento. Lasciò la
maggior parte dei suoi beni al Sufism Reoriented, nella quale
entro a farne parte negli anni 70, che finirono sparsi per il
paese, come la sua collezione di registrazioni che finì dispersa
in quella casa in South Carolina.
L'amico Jones afferma che la riscoperta di queste registrazioni è
un'aggiunta importante alla sua eredità.
"Alcuni degli assoli di chitarra mi mettono fuori combattimento.
Perché questo non è mai apparso su nessuno dei suoi dischi? Eppure
è buono come qualsiasi cosa che ha pubblicato. Ed eccolo qui,
dimenticato in queste scatole di cartone dagli anni '80!."
Le composizioni su quei nastri abbracciano l'intera carriera di
Basho, dai suoi primi esperimenti con il blues alle composizioni
tentacolari dei suoi ultimi anni. Ma come ha detto in
quell'intervista del 1974, il suo obiettivo è rimasto lo stesso.
"Io, Leo Kottke e John Fahey dieci anni fa abbiamo iniziato a
prendere la chitarra con corde d'acciaio e abbiamo provato a farne
uno strumento da concerto. Sai, le corde di budello sono ottime
per la musica d'amore e così via. Ma l'acciaio, puoi prendere
fuoco. Puoi cavalcare e puoi volare."
il percorso di Basho avrebbe preso una svolta decisamente
diversa, portando nel suo lavoro le tradizioni musicali hindi,
indiane, giapponesi e dei nativi americani. I suoi album per
Takoma e Vanguard hanno lasciato una traccia indelebile ed ha
influenzato generazioni di musicisti, da William Ackerman e Pete
Townshend a Ben Chasny e William Tyler.
Non ho ancora potuto ascoltare il cofanetto, perché è già sold
out, mentre ho assaporato con grande entusiasmo il vinile che
contiene 5 canzoni eteree ed accorate e 2 intensi strumentali.
La voce di Basho, molto duttile, è capace di sfumature impressionanti.
In “If I Had Possession” sembra posseduto dalla voce di Skip Jamas mentre la chitarra è quella di un infuocato Son House.
“Gypsy Rosary”, primo strumentale, è la tipica forma “American
Raga” di Basho, dove alterna larghi arpeggi romantici con
dissonanze ricche di introspezione.
”Come to Me” è il canto d'amore di un moderno menestrello dalla
voce possente e dal vibrante yodel.
“Golden Palomino” è un canto Folk,sempre arricchito dall'immenso
Basho's Yodel, qui dal sapore esotico quasi Hawaiano.
“American Sunday” è il secondo brano strumentale, ricco di luce e
di speranza.
“Bride of Thunder” è un altro canto d'amore dal sapore romantico e
medievale.
“Califia” è il nome della leggendaria regina delle donne guerriere
dalla pelle scura, da cui prende il nome lo stato della Cafornia.
Il brano è un canto onirico, una intensa lode dove la voce prende
tutti quei colori, quelle ombre e quel sapore amaro tipici del
linguaggio musicale di Basho.
La qualità delle registrazioni, se pensiamo che sono rimaste
sepolte tra i rifiuti per almeno 34 anni, è impressionate. Pulite
e ben bilanciate, esprimono un'intimità ed un calore che forse non
erano destinati al pubblico ma, erano solo un diario sonoro da
tenere per SE!”
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