Sull'Albero della Vita le parole sono la penna del cuore, il canto dell'anima.
La parola klezmer deriva da una combinazione delle parole ebraiche kli, che significa strumento o utensile , e zemer, che significa per fare musica. In origine questo termine si riferiva solo agli strumenti musicali, in seguito fu esteso anche ai musicisti stessi. E' un genere musicale facilmente riconoscibile per le sue melodie molto espressive, che ricordano la voce umana, uno stile che vuole imitare il canto khazone, paraliturgico. Infatti l'elemento musicale è inscindibile dalla preghiera ebraica, ma anche dalla lettura e dallo studio della Torah.
Questa musica del popolo ebraico, esprime felicità ma anche sofferenza e malinconia, accompagna feste di matrimoni, funerali ed episodi di vita quotidiana, nasce all'interno delle comunità dell'Europa orientale, in particolare dalle comunità chassidiche. Nel corso dei secoli questa musica intensa contaminerà e si lascerà contaminare dalle musiche popolari della Romania, della Russia e dei Balcani. In tempi non lontani molti ebrei perseguitati in Europa, si trasferirono nelle Americhe, dove la musica klezmer fu una delle fonti che contribuì alla formazione del Jazz.
Proprio da questa comunione tra Klezmer e Jazz negli ultimi anni, si sta evolvendo una nuova musica ebraica, che affonda le sue radici nella musica tradizionale mutando in nuovi linguaggi dalle molteplici contaminazioni.
Da questo fermento prende voce anche Gabriele Coen, jazzista romano di origine ebraica, che negli anni novanta è stato fondatore e leader dei Klezroym, sicuramente la più importante formazione italiana di musica klezmer in chiave jazz,incidendo cinque albums, ai quali seguiranno diverse esperienze artistiche, collaborazioni discografiche, letterarie e cinematografiche, correlate da un'intensa attività concertistica.
In seguito Gabriele darà vita ad un nuovo progetto, il Gabriele Coen Jewish Experience, col quale inciderà l’album Golem. Il ritorno alle suggestioni klezmer gli conferirà una notevole maturità artistica apprezzata anche da John Zorn, che dopo il loro incontro a New York lo inviterà a registrare con la sua etichetta discografica per realizzare l’album Awakening, diventando così il primo gruppo italiano prodotto dalla Tzadik, inserendolo nella collana Radical Jewish Culture dedicata alle migliori espressioni della nuova musica ebraica a livello internazionale.
John Zorn
presenterà Awakening al The
Stone
, il suo locale a New York, con queste parole:
….Gabriele
Coen è compositore e interprete di uno dei più entusiasmanti esempi
di Nuova Musica Ebraica, capace di combinare una profonda conoscenza
e un sincero rispetto per la tradizione, con un eccezionale intuito
comunicativo e sensibilità immaginifica. All’avanguardia, eppure
fermamente radicato nella tradizione, il progetto Jewish Experience
esprime passione, integrità e un’impeccabile arte interpretativa
....
Dopo
questo primo successo ne seguirà un altro, Yiddish
melodies in Jazz
ricalca in parte i percorsi del precedente album, meritando
egualmente l'inserito nella collana Radical
Jewish Culture
della Tzadik.
Ieri
domenica 7 maggio, Gabriele Coen ha presentato con
un
concerto all’Auditorium Parco della Musica il suo nuovo album
Sephirot:
Kabbalah in Music, uscito il 5 di questo mese per la Parco della
Musica Records.
Per
l'occasione ha formato un nuovo
sestetto, assieme al Leader troviamo Lutte Berg alla chitarra
elettrica, Pietro Lussu al fender rhodes e organo hammond, Marco
Loddo al basso elettrico, Luca Caponi alla batteria e Pierpaolo
Bisogno alle percussioni. Si sono esibiti anche altri due artisti
presenti nel disco, Francesco Poeti alla chitarra e Mario Rivera al
basso elettrico.
Sephirot
è ispirato alla simbologia dell’albero della vita secondo la
Kabbalah
e
la mistica ebraica, un viaggio dentro la struttura del mondo divino a
livello mistico, ma anche un’esplorazione degli stati d’animo
dell’essere umano.
Spiritualismo
ed elettricità -
dichiara Gabriele Coen -
sono i due principi che ho voluto coniugare in questo mio nuovo
lavoro: l'albero della vita e i principi della kabbalah e della
mistica ebraica, raccontati attraverso dieci composizioni originali
ispirate al jazz elettrico di Miles Davis e alle nuove sonorità di
John Zorn. Un'esplorazione della struttura del mondo divino ma
anche un viaggio dentro gli stati d'animo dell'essere umano.
Le
Sephirot, infatti, sono i dieci principi basilari che ritroviamo sia
nel mondo divino che nella psicologia umana, e sono strutturate come
un grande albero e collegate tra loro in modo magico, attraverso
ventidue canali. Ventidue come le lettere dell’alfabeto ebraico.
Questo mondo magico e metafisico ha dato ispirazione a dieci brani
originali dalle forti sonorità elettriche che combinano l’energia
e la passione del rock con la profondità e la raffinatezza del jazz.
Centrale nel progetto il suono del
fender
rhodes,
il mitico piano elettrico che ha caratterizzato a partire dagli anni
Sessanta molta storia del rock, ma anche del jazz. L’ispirazione,
quindi, è quella del jazz elettrico alla
Miles
Davis
di
Bitches Brew e In a Silent Way, fino alle sonorità attuali
dell’Electric Masada
e
di
The
Dreamers
di
John Zorn, formazioni chiave dell’incontro tra musica ebraica e
jazz elettrico.
Sono
sempre stato affascinato -
continua Coen -
dalla spiritualità e dagli omaggi che molti musicisti hanno voluto
dedicare a questa imprescindibile sfera dell'uomo. Penso in
particolare a "A Love supreme" e "Ascension" di
John Coltrane, a Sun Ra, Don Cherry e John McLaughlin ma anche ai
Beatles, affascinati dal misticismo indiano. Ho voluto dedicare molto
spazio alle chitarre elettriche, al fender rhodes e all'organo
Hammond, gli strumenti cardine dell'incontro tra jazz e rock a
partire dalla fine degli anni Sessanta.
Tra
i principali divulgatori in Europa della musica ebraica, di lui John
Zorn afferma: combinando
una conoscenza profonda e un onesto rispetto per la tradizione con un
brillante senso del dramma e dell’immaginazione, Gabriele Coen sta
componendo oggi una delle più emozionanti e fantasiose Nuove Musiche
Ebraiche.
Ad
un primo ascolto l'album è molto gradevole, le melodie cantabili e
le ritmiche coinvolgenti si lasciano scorrere con leggerezza, ma i
contenuti dei brani sono molto profondi e meritano un ascolto più
attento.
Le
atmosfere mistiche dei brani, tutti originali, dedicati ai dieci
centri energetici che formano l'albero della vita sono il frutto di
quindici mesi di gestazione. Per la loro compilazione Gabriele ha
chiesto l'aiuto dei suoi collaboratori , così oltre agli otto brani
firmati da Coen ne troviamo uno scritto a due mani con Mario Rivere
e un altro a firma di Lutte Berg. Nel piano più spirituale le dieci
Sefirot
diventano
le Dieci
Potenze dell'Anima,
dieci luci o sorgenti d’energia, che aiutano costantemente la
crescita di coloro che sanno connettersi con esse, ascoltando ogni
singolo brano la connessione è inevitabile, il coinvolgimento unico,
il continuo equilibrio tra passato e futuro, tra terreno e aleatorio
, proiettano l'ascoltatore in un caleidoscopio sinestetico dove i
suoni mutano in immagini fluide e arcaiche.
Il
concerto, neanche a dirlo, moltiplica all'ennesima potenza le
sensazioni del supporto digitale. I sax e il clarinetto di Gabriele
evocano le sonorità dell'antico oboe
Abuv , a
volte cantabile e ammaliante, altre acido e struggente, la chitarra
di Lutte gioca con la parte viscerale, stuzzicandola con pungenti
lamenti e energiche distorsioni, Pietro alle nobili tastiere elude
l'ascoltatore con apparenti silenzi e levigati assoli melodici. Le
percussioni di Arnaldo tessono un velato sottobosco sonoro,
ricordando celebri sonorità anni settanta. Marco è una colonna
portante, sempre presente, gioca abilmente con il duplice aspetto del
suo strumento. Mario, imponente nella stazza e nel suono, dona una
piacevole allegria ai suoi interventi. Anche Francesco è imponente,
tira fuori dal suo strumento energici assoli. Sicuramente dietro a
tanto estro c'è un coordinatore capace, Luca sa dirige la band e la
sua batteria producendo un suono itinerante, ricco di accenti, che va
a toccare ogni singola parte del corpo e dell'inconscio.
Tutti
i brani sono stati interpretati magistralmente, però l'ultimo brano,
forse perché la band era più rilassata o perché c'erano tutti e
otto sul palco, è stato molto intenso, energico, ricordando le
magiche alchimie di un doppio quartetto.
Sephirot:
Kabbalah in Music
Brani
01
Keter
(Gabriele
Coen)
02
Chokhma
(Gabriele
Coen)
03
Binah
(Gabriele
Coen)
04
Chesed (Gabriele Coen)
05
Gevurah
(Pietro
Lussu)
06
Tiferet (Lutte Berg)
07
Netzach
(Gabriele
Coen)
08
Hod
(Gabriele
Coen)
09
Yesod
(Gabriele
Coen, Mario Rivera)
10
Malkuth
(Gabriele
Coen)
Formazione
Gabriele
Coen,
sax
soprano, clarinetto, sax tenore,
Lutte
Berg,
chitarra
elettrica
Pietro
Lussu, fender rhodes, organo hammond
Marco
Loddo, basso elettrico
Luca
Caponi, batteria
Arnaldo
Vacca, percussioni
Guests:
Francesco
Poeti,
chitarra
elettrica (tracks
05,08)
Mario
Rivera, basso elettrico (tracks
02,03,07,09)
Produced
by Gabriele Coen and Mario Rivera
Recorded
February 2016 By Mario Rivera and Davide Abbruzzese at Groovefarm
Studio, Rome, Italy. Mixed April 2016 by Mario Rivera at Bazgaz
Production Studio, Rome, Italy. Mastered 2017
On
the Cover: “Albero della vita” (1985) by Davide Tonato
www.gabrielecoen.com
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