Samuele Strufaldi e Tommaso Rosati
“1.15K” e “Profondo”
Samuele Strufaldi e Tommaso Rosati sono due musicisti che ri-mettono in scena un connubio ormai consolidato, quello fra il pianoforte acustico e i live electronics.
Pioniere di queste interazioni è stato senza dubbio Riyuchi Sakamoto con le sue performances con nomi di punta della scena glitch ambient sperimentale come Alva Noto, David Toop o Christian Fennesz ma anche artisti di provenienza neo-classica come dimostra il lavoro di Vanessa Wagner con Murcof.
Un binomio quindi frequentato da nomi importanti e che vede una produzione rilevante di incisioni e di performances, ma l’operazione di Samuele Strufaldi e Tommaso Rosati tenta di mettere nel campo di gioco sonoro un elemento sostanzialmente nuovo, ovvero quello dell’improvvisazione di stampo jazzistico con ben presenti gli sviluppi formali che il pianoforte jazz ha avuto negli ultimi 30 anni.
Questo approccio risulta vincente, perché permette a Samuele Strufaldi di svincolarsi dai barocchismi neoclassici, dal rumorismo cageano o dal minimalismo ambientale sfruttando gli spazi dell’improvvisazione agganciandosi anche a un certo pianismo atmosferico con suggestioni ECM ma spaziando al contempo in varie direzioni.
“1.15K” del 2019 su Auand è un lavoro di ispirazione “cosmica” ma musicalmente variegato in cui il duo mette in campo varie idee, sia quelle sospese e oniriche, ma anche ritmiche e dissonanti, evitando di cadere nella tendenza in cui scivolano altri esperimenti di questo genere verso lunghi brani monolitici di droni sospesi e note rarefatte.
Brani come “Collisio”, “Pulsar” o “1.15K” tendono all’evocazione di piani sonori ambientali, “Soundbnous” si sorregge su un riff storto e un’elettronica noise, “Orbital” ha un andamento quasi “jarrettoso”, mentre “Particula” è più minimalista ma su una figurazione ritmica spezzata, “Kessler Syndrome” che chiude il disco è un brano molto ritmico e sincopato.
“Profondo” è eseguito dal vivo come una suite senza soluzione di continuità, le sezioni in cui è suddivisa sono proposte come movimenti ma comunque in grado di proporre diverse idee eterogenee.
“Profondo” si incentra su un’atmosfera più cupa e scura, l’operazione nel complesso è ancora più ambiziosa che nel disco precedente proponendo un’opera più omogena.
Samuele Strufaldi e Tommaso Rosati riescono a sfruttare bene le mille sfumature che il controllo sulla scrittura e sull’improvvisazione gli consentono di realizzare riuscendo a muoversi attorno a molte idee diverse a vari possibili incastri fra i suoni acustici del piano e le spigolosità dell’elettronica. Un progetto da tenere d’occhio.