domenica 27 settembre 2020

 Samuele Strufaldi e Tommaso Rosati 

“1.15K” e “Profondo”




Samuele Strufaldi e Tommaso Rosati sono due musicisti che ri-mettono in scena un connubio ormai consolidato,  quello fra il pianoforte acustico e i live electronics.




Pioniere di queste interazioni è stato senza dubbio Riyuchi Sakamoto  con le sue performances con nomi di punta della scena glitch ambient sperimentale come Alva Noto, David Toop o Christian Fennesz ma anche artisti di provenienza neo-classica come dimostra il lavoro di Vanessa Wagner con Murcof.

Un binomio quindi frequentato da nomi  importanti e che vede una produzione rilevante di incisioni e di performances, ma l’operazione di Samuele Strufaldi e Tommaso Rosati tenta di mettere nel campo di gioco sonoro un elemento sostanzialmente nuovo, ovvero quello dell’improvvisazione di stampo jazzistico con ben presenti gli sviluppi formali che il pianoforte jazz ha avuto negli ultimi 30 anni.




Questo approccio risulta vincente, perché permette a Samuele Strufaldi di svincolarsi dai barocchismi neoclassici, dal rumorismo cageano o dal minimalismo ambientale sfruttando gli spazi dell’improvvisazione agganciandosi anche a un certo pianismo atmosferico con suggestioni ECM ma spaziando al contempo in varie direzioni. 




“1.15K” del 2019 su Auand è un lavoro di ispirazione “cosmica” ma musicalmente variegato in cui il duo mette in campo varie idee, sia quelle sospese e oniriche, ma anche ritmiche e dissonanti, evitando di cadere nella tendenza in cui scivolano altri esperimenti di questo genere verso lunghi brani monolitici di droni sospesi e note rarefatte.




Brani come “Collisio”, “Pulsar” o “1.15K” tendono all’evocazione di piani sonori ambientali, “Soundbnous” si sorregge su un riff storto e un’elettronica noise, “Orbital” ha un andamento quasi “jarrettoso”, mentre “Particula” è più minimalista ma su una figurazione ritmica spezzata, “Kessler Syndrome” che chiude il disco è un brano molto ritmico e sincopato.

 



Il nuovo lavoro intitolato “Profondo”, del 2020 sempre su Auand per la collana “Auands Beats”, si presenta come un’opera unica divisa in sezioni.




“Profondo” è eseguito dal vivo come una suite senza soluzione di continuità, le sezioni in cui è suddivisa sono proposte come movimenti ma comunque in grado di proporre diverse idee eterogenee.




La sezione iniziale “Descend” si presenta come un drone scuro sul cui il pianoforte intesse una serie di fraseggi, segue la sperimentale “Lights” un duetto di improvvisazioni dissonanti e noise elettronici, “Dance” ritrova un certo sapore di jazz nordeuropeo, “Inflation-deflation” è un brano atonale dal sapore sperimentale su scuri droni elettronici, “Conversation” è una sezione che si sviluppa su ostinati minimalisti “looppati” elettronicamente, “Gestation” è un momento più rilassato e modale, “Ascent” chiude il lavoro, ed è un momento più ritmico, che si articola attorno alla pulsione di una cassa, spegnendosi di colpo dopo tre minuti su una conclusione quasi neoclassica. 

“Profondo” si incentra su un’atmosfera più cupa e scura, l’operazione nel complesso è ancora più ambiziosa che nel disco precedente proponendo un’opera più omogena.  

Samuele Strufaldi e Tommaso Rosati riescono a sfruttare bene le mille sfumature che il controllo sulla scrittura e sull’improvvisazione gli consentono di realizzare riuscendo a muoversi attorno a molte idee diverse a vari possibili incastri fra i suoni acustici del piano e le spigolosità dell’elettronica. Un progetto da tenere d’occhio.

venerdì 11 settembre 2020

 

John.Cage.Guitar.

di Aaron Larget-Caplan

Stone Records Ltd, 2018




Oramai sono circa tre mesi che ho riscoperto la mia passione per la chitarra classica, o più precisamente contemporanea. Galeotto fu l'acquisto del libro “Chitarre Visionarie” di Andrea Aguzzi. Ne sono seguite ricerche più approfondite. Un indispensabile aiuto è il sempre aggiornato “Blog” https://neuguitars.com , un'altra creazione A.Aguzzi.


Alla fine degli anni novanta, oramai più che ventenne, dopo un anno intensivo di solfeggio, mi sono dedicato allo studio della chitarra classica. Il mio caro Maestro Maurizio Petrucci, allievo di Mario Gangi, sapeva bene che ero un assetato cultore della sei corde, in tutte le due forme, così non si faceva problemi se negli studi inserivamo brani fingerpicking, jazz manouche o di altre provenienze. Lui stesso assieme all'amico Giorgio Battistelli fecero parte di quei fermenti che negli anni settanta mescolavano l'accademia con le sperimentazioni elettroniche.


Nel mio repertorio c'era Tarrega, Carulli, Sor, Aguado, Villa Lobos e Brouwer. Ma anche John Fahey e standard Jazz. All'epoca la gente non aveva questa flessibilità, o eri classico o eri jazz, io amavo la musica e ho fatto lo sbaglio di non credere nella sue possibilità, così grazie ad una tendinite ed un nuovo impiego smisi e mi dedicai al lavoro.


In questi recenti e numerosi ascolti mi sono sorpreso della quantità e qualità delle cose prodotte negli ultimi vent'anni. Anche se persistono certe etichette e fazioni conservatrici/ortodosse, molti compositori ed interpreti hanno dato vita a lavori di altissimo spessore intellettuale, cose che non sentiremo mai alla radio, ma poco importa, non è il globalizzato consumismo il nostro paradiso, possiamo anche decidere di transitare all'inferno o oziare nel limbo. L'importante è alimentare la creatività individuale e renderla accessibile a chi ha la giusta sensibilità per accoglierla.




L'ascolto che voglio proporvi è una pubblicazione del 2018 ad opera di Aaron Larget-Caplan originario del Oklahoma ma cresciuto in Colorado. Giovane prodigio ha debuttato alla Tabor Opera House all'età di 16 anni. Da allora ha eseguito la prima esecuzione di oltre 60 composizioni e si è esibito negli Stati Uniti, in Russia e in Europa. Interprete di talento, come solista e musicista da camera, esegue regolarmente un repertorio di musica contemporanea ma anche antica.


Aaron ha realizzato quattro album come solista, John Cage Guitar (2018), The Legend of Hagoromo (2015), New Lullaby (2010), Tracing a wheel on water (2006). Ed è presente, in solo o ensemble, in altri quattro album per le etichette discografiche Albany, Navona e l'American Composers Alliance.


Interprete creativo e musicista colto, Larget-Caplan non si accontenta dei tenti premi e riconoscimenti ottenuti dalle organizazioni e dalla stampa di settore. Il suo è un continuo ricercare,

ne è la prova questo album interamente dedicato a lla musica di John Cage, di cui ha arrangiamento per chitarra le “Sei melodie per violino e pianoforte” e “Musica per pianoforte”, tutte opere composte tra il 1933 e il 1948. Si tratta della prima monografia di John Cage per chitarra, le partiture/trascrizioni sono pubblicate da Edition Peters.


Poco importa se questi brani originariamente non fossero stati composti per chitarra, Cage, che amava la manipolazione e la contaminazione, li avrebbe apprezzati moltissimo.


La registrazione è chiara e limpida , senza eterei riverberi o altri aggiustamenti. Di Dream e In A Landscape ne esistono altri arrangiamenti ma a volte sono enfatizzati o troppo chitarristici, infatti il grande pregio di Aaron è quello di creare un suono percussivo, quasi pianistico che mantiene viva il la derivazione originale. A Room è un ottimo brano di aperture, ipnotico e calzante da subito l'idea di quale percorso andremo ad intraprendere. Anche i “Sei” sono fluidi e ben strutturati, anche se io avrei preferito un duetto di chitarre. Il brano che più rende il valore di quest'opera, che non a caso viene posto alla fine, è Baccanale, eseguito con due chitarre preparate, mette in evidenza tutti gli elementi che hanno distinto il John Cage Compositore. Vecchio e nuovo , oriente e occidente, aleatorio o improvvisato. A volte, tra tribali percussioni afro/urbane si ha l'impressione di ascoltare un primitivo koto giapponese. I suoni strappati e distorti sono modellati in un calzante contrappunto.

Un'opera audace e ben congegnata, il frutto di un attento e peculiare studio, speriamo che tanto sforzo possa presto essere proposto nei conservatori e, senza polemizzare sulle retoriche proposte, che proposte dello stesso spessore possano essere proposte nelle sale da concerto.







http://www.alcguitar.com/

http://stonerecords.co.uk/album/john-cage-guitar/

  1. A Room

  2. Three Easy Pieces – I – Round

  3. Three Easy Pieces – II – Duo

  4. Three Easy Pieces – III – Infinite Canon

  5. Chess Pieces

  6. Dream

  7. Six Melodies – I – Melody 1

  8. Six Melodies – II – Melody 2

  9. Six Melodies – III – Melody 3

  10. Six Melodies – IV – Melody 4

  11. Six Melodies – V – Melody 5

  12. Six Melodies – VI – Melody 6

  13. In a Landscape

  14. Bacchanale