domenica 31 gennaio 2021

ANANASNNA

"VELOCI COME UNA 500"




Gli Ananasnna sono una formazione particolare, capitanati da Stefano Risso, qui al basso elettrico,la ciurma si compone di Simone Garino e Davide Pignata, entrambi al sax alto,  Michele Bussone e Nicholas Remondino alle due batterie. 




Si sono incontrati durante una “Recording Jam” con musicisti di stanza in Piemonte proposta da Manuel Volpe di Studio Rubedo, quello che all’inizio si proponeva come un trio con sax, basso e batteria, prende velocemente la forma di un doppio duo più uno.




Racconta Stefano Risso che ha composto tutti i brani:

«Il raddoppio di uno strumento in un organico è una cosa che da tempo trovo interessante. È una piccola illusione acustica: può sembrare di non stare ascoltando due musicisti che suonano lo stesso strumento, ma una sorta di “musicista-Shiva” con 4 braccia!... I brani nascono al buio, i musicisti non si incontrano mai, questi erano i paletti della sfida e non avevo assolutamente intenzione di infrangerli. Fortunatamente hanno capito tutti la mia intenzione iniziale. Sono musicisti giovani ma hanno grande talento, forte identità e personalità. Anche loro sono stati al gioco».

Si vedranno solo per una singola prova, e poi per la seduta di registrazione in studio. Cinque ore per realizzare un disco completo.





Spiega il compositore :

«Tutti ricercano dal punto di vista timbrico ma in direzioni molto differenti, questo li rende profondamente compatibili, creando un senso di profondità nella musica, con giochi poliritmici su strutture molto semplici ma con metriche differenti. Simone Garino non si tira indietro quando c’è bisogno di energia. Davide Pignata è appassionato di musiche diverse, ama molto l’afro beat e il groove africano. L’assenza dello strumento armonico rende tutta la trama più celata. Emerge la scrittura in contrappunto. 

Voci uguali che si insegueno melodicamente, contribuendo  a creare la tessitura armonica. Mi pare sia una musica impostata sul “groove” che spesso rimane concreta, legata alla terra ma con piccoli giochi interni che, se osservati nel dettaglio, possono sorprendere l’ascoltatore».






Commenta ancora Risso :

«Trovandosi in studio senza conoscersi è facile che ognuno cerchi di tirare fuori il proprio ego dimenticandosi che la musica è il risultato di qualcosa che si fa insieme. Per questo ho cercato, per quanto possibile, di proporre strutture improvvisative che costringessero tutti noi a fare attenzione all’insieme e non al singolo. E infatti nella prova ci siamo dedicati a capire come incastrare il ritmo, il timbro e l’intenzione. Per tutto questo, se penso ad Ananasnna, mi viene in mente l’immediatezza di quando conosci una persona per la prima volta e desideri scoprire tutti i suoi lati andando a scavare e curiosare, sorprendendosi»





Personalmente ho trovato l'album molto interessante, la prima traccia Scatta il Rosso ricorda le eroiche imprese del doppio quartetto di Ornette Coleman, in quasi tutti i brani i due sax si intrecciano in ipnotiche spirali Armolodiche. Forse in alcuni brani c'è troppa urgenza e si perde il filo conduttore, sicuramente dovuto alla lontananza forzata ed al poco tempo per conoscersi e provare.

Però , a mio avviso, dopo le acute rappresaglie dei primi brani, dal brano Zero Calorie in avanti, si raggiunge un ottimo equilibrio, le poliritmie si fanno chiare e le strutture melodiche diventano più comunicative.

Tutto l'album è costellato da genuina complicità e spensierata concentrazione.

Il livello di scritture di Sir. Risso è ricco di prospettive e lascia spazio all'immaginazione, una notevole maturità che è maturato durante le numerose collaborazioni.


“Si era un po persa quella urgenza di riscatto, sara la complicità perversa del Covi19?”






Brani:

01 Scatta il rosso

02 Peso a valle

03 Spariglio

04 Tu di la io DC Comics

05 ZeroCalorie

06 Il Gran San Bernardo

07 Le assurdiSio

08 Arearitroso

09 XXXNem o



Musicisti:

Stefano Risso EKO 995 violin electric bass

Simone Garino alto sax

Davide Pignata alto sax

Michele Bussone drums

Nicholas Remondino drums



Produced by Stefano Risso

Exectuive producer: Marco Valente

Recorded at Rubedo Recordings, Torino, Italy

Mixed and mastered by Manuel Volpe

Cover photo by Stefano Risso

https://auand.com/


martedì 26 gennaio 2021

 Luca Sguera

 e autori vari “CTB, few hypotheses”




“Aka” di Luca Sguera è un album realizzato in quartetto e pubblicato dalla Auand Records nel 2019

nel quale era presente il bonus track “CTB”.

Disco di improvvisazione tipicamente immerso nell’estetica formale del jazz moderno che trova

nuove prospettive in un album di remix e decostruzioni digitali intitolato “CTB, few hypotheses”




pubblicato in digitale sempre dalla Auand.

 Un lavoro che si prospetta interessante sia per i molteplici punti di vista sonori ed audiovisivi che mette in campo, ma anche per il materiale grezzo che va a decostruire




“CTB, few hypotheses” è uno dei pochi episodi di remixing sperimentale che impattano su registrazioni di musica jazz improvvisata. 

Il lavoro viene presentato come un progetto collaborativo di 14 artisti diversi che realizzano vere e proprie nuove composizioni partendo dal materiale del brano “CTB”.




Nei processi di rework e di remix abitualmente si utilizzano anche solo frammenti o piccole

sequenze dei brani originali, famosi sono ad esempio i remix di Aphex Twin (in cui come egli stesso

ha raccontato ha fornito al committente brani assolutamente estranei all’originale) dove l’intervento

del remixer è stato così radicale da potersi considerare una composizione a sé stante. Un modo di

procedere frequente nel mondo dell’elettronica. 

E in effetti l’approccio degli autori che hanno rimaneggiato il materiale di Luca Sguera è stato

proprio questo, un tentativo di dare nuova vita e nuove prospettive alla musica improvvisata che

diviene materiale grezzo con il quale realizzare architetture diverse.

Nella lista dei “rielaboratori” troviamo con i propri progetti Luiz Vinoza , Alfonso Santimone ,

Alberto Ricca , Alessio Riccio , Charles Visnic , Giuseppe Pisano, Elia Anelli , Giangiacomo Gallo ,

Edoardo Maria Bellucci , Manlio Maresca , Cristiano Bocci , Damiano Seresini , Riccardo

Chiarucci, Luca Cecchi e Ian Da Preda.






Interessante è l’aspetto visivo che riguarda alcuni degli autori come Cristiano Bocci, Delta

Machina, Alessio Riccio, Malstrom e The B-Roll. L’impiego di Bandcamp come piattaforma di

diffusione del lavoro rende possibile la coesistenza fra i due media in un’unica playlist

multimediale.

https://auand.com/

https://lucasguera.bandcamp.com/album/ctb-few-hypotheses

By Amptek Alex Marenga 

https://www.facebook.com/alexmarenga


lunedì 4 gennaio 2021

Stranger at the Gate

                       by Gabriele Caporuscio









Sir Caporuscio  è un noto musicista e didatta della capitale, dopo aver coltivato un forte interesse per l'etnomusicologia, ha intrapreso lo studio approfondito della musica classica indiana e di quella arabaspecializzandosi in strumenti quali il sitar, l’oud e il saz. Ha collaborato per molti anni con numerosi gruppi di musica etnica e rock della capitale come Unnaddarè, Rino Ceronti, Ogopogo e Sansura. Di recente si è impegnato nello studio del mandolino, del banjo e del bouzouki irlandese. In particolare si è soffermato sulla tradizione musicale irlandese e del centro-sud Italia, con i gruppi Red Pack e Scantu de Core (musica salentina), nonché sulla musica dell’est europa e  su composizioni originali con il  gruppo romano Turàn Trio.  Nell’ambito della musica irlandese suona da anni con il noto violinista tradizionale Marco Fabbri e ha condiviso il palco con alcuni dei più importanti musicisti di questa scena musicale, tra cui Christy Leahy (North Cregg) e Kevin Crawford e Cillian Vallely (Lunasa) sia come solista che come accompagnatore e cantante. Attualmente fa parte di diversi gruppi di musica irlandese, Hurry Up!, Ace & Deuce e Sea-Change (in duo con Laura Torterolo, cantante dei Birkin Tree), di musica del centro-sud Italia, Transumanze popolari, e dell’est europa con i Turàn Gipsy Quartet.

Nel corso della sua vita artistica ha suonato su numerosi palchi di prestigio nazionale e internazionale. Tra gli altri il Palace Theatre di Soho a Londra, al concerto tenutosi per celebrare il ventesimo anno della morte di J.Lennon, nei principali teatri della provincia di Ragusa in un tour siciliano nel novembre 2006, per il progetto Terrarrussa che celebrava il centenario della CGIL, all’Umbria Folk Festival di Orvieto, nonchè in numerosi festival di musica tradizionale irlandese e delle aree celtiche in Italia, quali Montelago Celtic Festival, Druidia, Matese Friend Festival, CAMPOfestival di Campo Ligure e l’Irish Music Festival di S.Margherita Ligure (GE), l’Eire! Festival di Bondeno (FE), e in Irlanda due edizioni dell’Ennis Trad Fest (2016 e 2018) e numerosi altri festival di musica tradizionale, oltre ad essere ormai da diversi anni assiduo frequentatore delle migliori session di musica irlandese in Italia (Roma, Genova, Bari, etc.) e in Irlanda (Belfast, Dublino, Ennis, Cork, Galway e oltre).






Per raccontarvi le calde suggestioni, i colori e i profumi che il "nostro", col la collaborazione di alcuni amici nonché altrettanto professionali artisti, ha saputo riportare e descrivere nell'album, abbiamo deciso di chiedere direttamente all'autore di parlaci di tutte quelle magiche emozioni che un rigoglioso paesaggio come l'Irlanda e la sua sempre "verde" tradizione sanno generosamente donare.



Come nasce la tua passione per la musica?


A 10 anni mio fratello mi fece ascoltare i grandi cantautori americani, James Taylor, Jim Croce, Simon & Garfunkel di cui sono tutt’ora innamorato. Poi un suo amico che suonava la chitarra mi fece ascoltare un pezzo di chitarra arpeggiata un po’ folkeggiante e all’istante decisi ‘voglio suonare la chitarra!’ e dopo tre giorni ne avevo già in mano una!. Poi arrivarono i Pink Floyd nella mia vita e le cose si fecero serie…

Quali sono state le tue prime esperienze?


Studio della chitarra classica dagli 11 ai 13 anni. Mi piaceva molto la musica classica, ma non lo studio dello spartito, ben presto mi dedicai alla musica imparata ‘a orecchio’, molto più agevole per me che sono fondamentalmente un musicista di ‘tradizione orale’.



Come sei arrivato a studiare il sitar e la musica classica indiana?


La mia passione per la musica tradizionale di ogni parte del mondo è iniziata molto presto, forse intorno ai 15 anni, avevo sentito il sitar suonato alla ‘hippie’ nei dischi rock e mi piaceva molto il suono che emetteva. Poi, all’incirca intorno al 1994-95, a Piazza Vittorio, passai davanti ad uno dei primi empori gestiti da indiani della capitale e vidi esposto proprio un esemplare di sitar. Entrai e chiesi di provarlo. Era totalmente scordato ma fui rapito dal suono come da un’illuminazione. ‘E’ mio!’ mi dissi. Misi da parte i soldi e dopo pochi mesi lo comprai. Dopo un paio d’anni, era il ’98-’99, venni a sapere dei corsi di musica classica indiana dal negozio di strumenti dal mondo Jacaranda del mio amico Sergio Chiesura che si trovava proprio dietro piazza Navona. Lui mi fece conoscere i corsi di musica organizzati da Carlos Santamaria che si tenevano ad Arezzo ogni anno a novembre. Conobbi e studiai con alcuni tra i più grandi maestri della musica industana, Pt.Manilal Nag, Ustad Shahid Parvez, Ustad Shuujat Kan e molti altri. Sergio mi presento’ anche il mio primo vero maestro, Aki Montoya di Berlino, allievo di Pt.Budhaditya Mukherjee. Poi grazie a Gianni Ricchizzi della scuola/ashram di Saraswati House, Assisi, conobbi il mio secondo maestro, il grande Pt.Amarnath Mishra, che purtroppo è scomparso qualche anno fa, ma che rimarrà sempre nel mio cuore.


Quando nasce la tua passione per la musica tradizionale irlandese?


Ascolto musica irlandese, scozzese e inglese dall’età di 15 anni, più o meno, e ho visitato quei luoghi più e più volte nella mia vita, soprattutto negli ultimi anni. Poi, circa 10 anni fa, sentii il bisogno, dopo altrettanti anni di studio della musica classica indiana, di lasciare quel mondo in stand-by e dedicarmi ad una musica meno ‘seriosa’ nello spirito e nel contesto, che potesse però soddisfare la mia ricerca di qualità tecnica, musicale, artistica e perchè no anche dell’anima. Tutte caratteristiche che ritrovavo perfettamente mio primo amore musicale dell’adolescenza, la musica irlandese. Con questa tradizione, anch’essa seria e raffinata, potevo permettermi di bere una birra e un whisky in allegria e allo stesso tempo di suonare una slow air o una canzone di profondità e solennità uniche guardando l’immensità della natura d’Irlanda. Un compromesso perfetto per la mia indole. Profondità e giovialità al tempo stesso.


Questo album lo hai registrato durante il primo Lockdown, è stato una sorta di auto aiuto per superare le avversità dell'isolamento?


Si, assolutamente. La musica è stata la compagna ideale in quel periodo. Mi ha dato la forza di reagire, di creare. In quel periodo di confinamento forzato e di grande introspezione e meditazione, ho potuto riflettere a fondo e costruire una setlist che rispecchiasse al 100% tutti gli stili, i generi e i repertori della tradizione irlandese che mi hanno influenzato negli ultimi 10 anni e che hanno contribuito a creare il musicista che sono oggi.



Raccontaci come hai concepito l'album, qual'è il messaggio che vuoi divulgare, perché hai selezionato questi brani?


Lockdown iniziato da poco. Una delle tante notti in cui si è fatto tardi. Nel letto al buio a pensare. Illuminazione…un titolo…Stranger at the Gate (il nome di un reel non troppo conosciuto, ma che ho sentito spesso suonare dai miei amici a Belfast) …perfetto mi sono detto! Sono io lo straniero che bussa alla porta ogni volta che vado dai miei amici irlandesi. E loro ogni volta mi accolgono a braccia aperte! Poi tutta la setlist, praticamente come la si può leggere oggi sul disco, l’ho concepita in 10 minuti.

A quel punto non mi restava che accendere i computer i microfoni e cominciare a registrare.

Come dicevo prima, i brani sono di provenienza composita. Ci sono pezzi strumentali da danza come jigs e reels, suonati con diversi strumenti (ovviamente il paradiso per chi ama gli strumenti a corde!), mandolini, mandola, chitarra, banjo, bouzouki, violino e anche ospiti importanti con strumenti importanti, il violino di Marco Fabbri, l’organetto e il melodeon di Christy Leahy, Dario Gisotti al whistle e alle Uillean Pipes (cornamusa irlandese), Emanuele Sassetti al whistle e al flauto irlandese e Maurizio Di Giacomo alla chitarra. Poi ci sono 6 canzoni, da Scozia e Irlanda, di cui 2 cantate insieme a Laura Torterolo, voce degli storici Birkin Tree. Altri brani sono di tradizione semiclassica (uno del compositore barocco, l’arpista cieco Turlough O’Carolan) e anche una struggente slow air a chiudere il disco. Il messaggio della mia musica vuole essere di inclusione, accoglienza, forza e speranza. Così come accoglienti, forti e piene di gioia e speranza sono state la musica, la gente e la cultura d’Irlanda con me. L’incontro di un luogo e di un’anima che dopo essersi visti per la prima volta non si lasceranno mai più. L’apertura e l’incontro di matrici, culture, esperienze diverse rappresentano l’unica vera possibilità che abbiamo come esseri umani di creare un mondo migliore e un futuro diverso.


Suoni con grande padronanza diversi strumenti nell'album, stai ricercando un suono che ti distingua o è la rappresentazione di un insieme di suoni che descrivono le diverse raffigurazioni della tua personalità?


Beh, a parte gli interventi dei miei amici/ospiti (di grande qualità e valore), effettivamente tutti gli strumenti sono suonati da me. Non cerco affatto di distinguermi suonando questa musica, ma di rappresentare lo spirito con cui mi avvicino a questa tradizione e la mia personalità. L’amore per la tradizione, per il banjo, il bouzouki, il mandolino, il violino e il canto, e la ricerca di un mio stile personale che parta sempre e non prescinda mai da quella tradizione.



Quale musica ascolti e quanto influisce nel tuo modo di suonare ?


Adoro tutta la musica. Dalla classica all’elettronica, al Jazz e al blues. Ma ovviamente i miei generi preferiti sono il rock (soprattutto anni’70), la musica tradizionale e i cantautori americani, inglesi, scozzesi e irlandesi (ma anche italiani). Ultimamente mi sono innamorato e sto studiando anche la musica tradizionale greca che è un mondo fantastico di suoni e atmosfere struggenti e antiche.



Pensi di continuare il tuo percorso artistico nella tradizione irlandese o hai atri “ paesaggi sonori” dei quali vuoi proporre una tua visone?



Penso di continuare di certo con la mia grande passione per questo genere, ma come già accennavo, vorrei dedicarmi anche alla musica greca e riprendere anche quella indiana (che al momento continuo ad insegnare), nonché dedicarmi ad un progetto musicale tutto mio e originale in cui fondere in maniera più ‘libera’ tutte le influenze e i generi che ho approfondito negli anni, con un sapore psichedelico e visionario. Sogni nel cassetto…






Musicisti:

Gabriele Caporuscio - Banjo, Irish and Greek bouzouki, mandolin, bass mandola (track 15), guitar, tenor guitar (track 12), fiddle (tracks 4, 5 and 6), voice, organ drone (track 9)
Emanuele Sassetti - Flute (track 6), whistles (tracks 2 and 12) and bodhran (track 6)
Laura Torterolo - Voice (tracks 5 and 7)
Christy Leahy - Button accordion (tracks 7 and 8) and melodeon (track 8)
Marco Fabbri - Fiddle (tracks 10 and 11), viola (track 10)
Dario Gisotti - Uillean pipes (track 11) and whistles (track 14)
Maurizio Di Giacomo - Guitar (track 15)




Brani:

 Big John's Set: Big John's/ The Watchmaker/ The Old Maid of Galway (Reels) 04:33

The Ghost of Willie-O 03:42

The Clare Set: Sergeant Early's Dream/ Porthole of the Kelp/ The Torn Jacket (Reels) 03:58

Fahey's Jigs: no. 1/4/2 04:00

Willy O'Winsbury 06:24

Stranger Set: Mother's Delight/ The Twelve Pins/ Stranger at the Gate (Reels) 04:23

Shan Van Vocht 03:37

G Jigs: Dermot Byrne's/ The Angry Peeler/ Miss Walsh's 04:11

Miltown Set: The Old Road to Miltown/ Farewell to Miltown/ Murphy’s Greyhound/ 

The West Clare Railway (Hornpipe & Reels) 05:15

The Snows They Melt the Soonest 03:54

Christmas Reels: The Holly Bush/ Christmas’ Eve/ Christmas Day/ New Year’s Eve 05:39

Loftus Jones (O'Carolan) 03:41

Harrington's Jigs: The Yellow Wattle/ Out of the Mist/ Tell Her I Am 04:24

The Death of Queen Jane 05:30

An Chúilfhionn (The Coolin) 02:10