venerdì 11 settembre 2020

 

John.Cage.Guitar.

di Aaron Larget-Caplan

Stone Records Ltd, 2018




Oramai sono circa tre mesi che ho riscoperto la mia passione per la chitarra classica, o più precisamente contemporanea. Galeotto fu l'acquisto del libro “Chitarre Visionarie” di Andrea Aguzzi. Ne sono seguite ricerche più approfondite. Un indispensabile aiuto è il sempre aggiornato “Blog” https://neuguitars.com , un'altra creazione A.Aguzzi.


Alla fine degli anni novanta, oramai più che ventenne, dopo un anno intensivo di solfeggio, mi sono dedicato allo studio della chitarra classica. Il mio caro Maestro Maurizio Petrucci, allievo di Mario Gangi, sapeva bene che ero un assetato cultore della sei corde, in tutte le due forme, così non si faceva problemi se negli studi inserivamo brani fingerpicking, jazz manouche o di altre provenienze. Lui stesso assieme all'amico Giorgio Battistelli fecero parte di quei fermenti che negli anni settanta mescolavano l'accademia con le sperimentazioni elettroniche.


Nel mio repertorio c'era Tarrega, Carulli, Sor, Aguado, Villa Lobos e Brouwer. Ma anche John Fahey e standard Jazz. All'epoca la gente non aveva questa flessibilità, o eri classico o eri jazz, io amavo la musica e ho fatto lo sbaglio di non credere nella sue possibilità, così grazie ad una tendinite ed un nuovo impiego smisi e mi dedicai al lavoro.


In questi recenti e numerosi ascolti mi sono sorpreso della quantità e qualità delle cose prodotte negli ultimi vent'anni. Anche se persistono certe etichette e fazioni conservatrici/ortodosse, molti compositori ed interpreti hanno dato vita a lavori di altissimo spessore intellettuale, cose che non sentiremo mai alla radio, ma poco importa, non è il globalizzato consumismo il nostro paradiso, possiamo anche decidere di transitare all'inferno o oziare nel limbo. L'importante è alimentare la creatività individuale e renderla accessibile a chi ha la giusta sensibilità per accoglierla.




L'ascolto che voglio proporvi è una pubblicazione del 2018 ad opera di Aaron Larget-Caplan originario del Oklahoma ma cresciuto in Colorado. Giovane prodigio ha debuttato alla Tabor Opera House all'età di 16 anni. Da allora ha eseguito la prima esecuzione di oltre 60 composizioni e si è esibito negli Stati Uniti, in Russia e in Europa. Interprete di talento, come solista e musicista da camera, esegue regolarmente un repertorio di musica contemporanea ma anche antica.


Aaron ha realizzato quattro album come solista, John Cage Guitar (2018), The Legend of Hagoromo (2015), New Lullaby (2010), Tracing a wheel on water (2006). Ed è presente, in solo o ensemble, in altri quattro album per le etichette discografiche Albany, Navona e l'American Composers Alliance.


Interprete creativo e musicista colto, Larget-Caplan non si accontenta dei tenti premi e riconoscimenti ottenuti dalle organizazioni e dalla stampa di settore. Il suo è un continuo ricercare,

ne è la prova questo album interamente dedicato a lla musica di John Cage, di cui ha arrangiamento per chitarra le “Sei melodie per violino e pianoforte” e “Musica per pianoforte”, tutte opere composte tra il 1933 e il 1948. Si tratta della prima monografia di John Cage per chitarra, le partiture/trascrizioni sono pubblicate da Edition Peters.


Poco importa se questi brani originariamente non fossero stati composti per chitarra, Cage, che amava la manipolazione e la contaminazione, li avrebbe apprezzati moltissimo.


La registrazione è chiara e limpida , senza eterei riverberi o altri aggiustamenti. Di Dream e In A Landscape ne esistono altri arrangiamenti ma a volte sono enfatizzati o troppo chitarristici, infatti il grande pregio di Aaron è quello di creare un suono percussivo, quasi pianistico che mantiene viva il la derivazione originale. A Room è un ottimo brano di aperture, ipnotico e calzante da subito l'idea di quale percorso andremo ad intraprendere. Anche i “Sei” sono fluidi e ben strutturati, anche se io avrei preferito un duetto di chitarre. Il brano che più rende il valore di quest'opera, che non a caso viene posto alla fine, è Baccanale, eseguito con due chitarre preparate, mette in evidenza tutti gli elementi che hanno distinto il John Cage Compositore. Vecchio e nuovo , oriente e occidente, aleatorio o improvvisato. A volte, tra tribali percussioni afro/urbane si ha l'impressione di ascoltare un primitivo koto giapponese. I suoni strappati e distorti sono modellati in un calzante contrappunto.

Un'opera audace e ben congegnata, il frutto di un attento e peculiare studio, speriamo che tanto sforzo possa presto essere proposto nei conservatori e, senza polemizzare sulle retoriche proposte, che proposte dello stesso spessore possano essere proposte nelle sale da concerto.







http://www.alcguitar.com/

http://stonerecords.co.uk/album/john-cage-guitar/

  1. A Room

  2. Three Easy Pieces – I – Round

  3. Three Easy Pieces – II – Duo

  4. Three Easy Pieces – III – Infinite Canon

  5. Chess Pieces

  6. Dream

  7. Six Melodies – I – Melody 1

  8. Six Melodies – II – Melody 2

  9. Six Melodies – III – Melody 3

  10. Six Melodies – IV – Melody 4

  11. Six Melodies – V – Melody 5

  12. Six Melodies – VI – Melody 6

  13. In a Landscape

  14. Bacchanale


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