lunedì 8 maggio 2017




Sull'Albero della Vita le parole sono la penna del cuore, il canto dell'anima.






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La parola klezmer deriva da una combinazione delle parole ebraiche kli, che significa strumento o utensile , e zemer, che significa per fare musica. In origine questo termine si riferiva solo agli strumenti musicali, in seguito fu esteso anche ai musicisti stessi. E' un genere musicale facilmente riconoscibile per le sue melodie molto espressive, che ricordano la voce umana, uno stile che vuole imitare il canto khazone, paraliturgico. Infatti l'elemento musicale è inscindibile dalla preghiera ebraica, ma anche dalla lettura e dallo studio della Torah.
Questa musica del popolo ebraico, esprime felicità ma anche sofferenza e malinconia, accompagna feste di matrimoni, funerali ed episodi di vita quotidiana, nasce all'interno delle comunità dell'Europa orientale, in particolare dalle comunità chassidiche. Nel corso dei secoli questa musica intensa contaminerà e si lascerà contaminare dalle musiche popolari della Romania, della Russia e dei Balcani. In tempi non lontani molti ebrei perseguitati in Europa, si trasferirono nelle Americhe, dove la musica klezmer fu una delle fonti che contribuì alla formazione del Jazz.






 Proprio da questa comunione tra Klezmer e Jazz negli ultimi anni, si sta evolvendo una nuova musica ebraica, che affonda le sue radici nella musica tradizionale mutando in nuovi linguaggi dalle molteplici contaminazioni.
Da questo fermento prende voce anche Gabriele Coen, jazzista romano di origine ebraica, che negli anni novanta è stato fondatore e leader dei Klezroym, sicuramente la più importante formazione italiana di musica klezmer in chiave jazz,incidendo cinque albums, ai quali seguiranno diverse esperienze artistiche, collaborazioni discografiche, letterarie e cinematografiche, correlate da un'intensa attività concertistica.
In seguito Gabriele darà vita ad un nuovo progetto, il Gabriele Coen Jewish Experience, col quale inciderà l’album Golem. Il ritorno alle suggestioni klezmer gli conferirà una notevole maturità artistica apprezzata anche da John Zorn, che dopo il loro incontro a New York lo inviterà a registrare con la sua etichetta discografica per realizzare l’album Awakening, diventando così il primo gruppo italiano prodotto dalla Tzadik, inserendolo nella collana Radical Jewish Culture dedicata alle migliori espressioni della nuova musica ebraica a livello internazionale. 

 



John Zorn presenterà Awakening al The Stone , il suo locale a New York, con queste parole:
.Gabriele Coen è compositore e interprete di uno dei più entusiasmanti esempi di Nuova Musica Ebraica, capace di combinare una profonda conoscenza e un sincero rispetto per la tradizione, con un eccezionale intuito comunicativo e sensibilità immaginifica. All’avanguardia, eppure fermamente radicato nella tradizione, il progetto Jewish Experience esprime passione, integrità e un’impeccabile arte interpretativa ....


Dopo questo primo successo ne seguirà un altro, Yiddish melodies in Jazz ricalca in parte i percorsi del precedente album, meritando egualmente l'inserito nella collana Radical Jewish Culture della Tzadik.



Ieri domenica 7 maggio, Gabriele Coen ha presentato con un concerto all’Auditorium Parco della Musica il suo nuovo album Sephirot: Kabbalah in Music, uscito il 5 di questo mese per la Parco della Musica Records.
Per l'occasione ha formato un nuovo sestetto, assieme al Leader troviamo Lutte Berg alla chitarra elettrica, Pietro Lussu al fender rhodes e organo hammond, Marco Loddo al basso elettrico, Luca Caponi alla batteria e Pierpaolo Bisogno alle percussioni. Si sono esibiti anche altri due artisti presenti nel disco, Francesco Poeti alla chitarra e Mario Rivera al basso elettrico.

Sephirot è ispirato alla simbologia dell’albero della vita secondo la Kabbalah e la mistica ebraica, un viaggio dentro la struttura del mondo divino a livello mistico, ma anche un’esplorazione degli stati d’animo dell’essere umano.

Spiritualismo ed elettricità - dichiara Gabriele Coen - sono i due principi che ho voluto coniugare in questo mio nuovo lavoro: l'albero della vita e i principi della kabbalah e della mistica ebraica, raccontati attraverso dieci composizioni originali ispirate al jazz elettrico di Miles Davis e alle nuove sonorità di John Zorn. Un'esplorazione della struttura del mondo divino ma anche un viaggio dentro gli stati d'animo dell'essere umano.



Le Sephirot, infatti, sono i dieci principi basilari che ritroviamo sia nel mondo divino che nella psicologia umana, e sono strutturate come un grande albero e collegate tra loro in modo magico, attraverso ventidue canali. Ventidue come le lettere dell’alfabeto ebraico. Questo mondo magico e metafisico ha dato ispirazione a dieci brani originali dalle forti sonorità elettriche che combinano l’energia e la passione del rock con la profondità e la raffinatezza del jazz. Centrale nel progetto il suono del fender rhodes, il mitico piano elettrico che ha caratterizzato a partire dagli anni Sessanta molta storia del rock, ma anche del jazz. L’ispirazione, quindi, è quella del jazz elettrico alla Miles Davis di Bitches Brew e In a Silent Way, fino alle sonorità attuali dell’Electric Masada e di The Dreamers di John Zorn, formazioni chiave dell’incontro tra musica ebraica e jazz elettrico.

Sono sempre stato affascinato - continua Coen - dalla spiritualità e dagli omaggi che molti musicisti hanno voluto dedicare a questa imprescindibile sfera dell'uomo. Penso in particolare a "A Love supreme" e "Ascension" di John Coltrane, a Sun Ra, Don Cherry e John McLaughlin ma anche ai Beatles, affascinati dal misticismo indiano. Ho voluto dedicare molto spazio alle chitarre elettriche, al fender rhodes e all'organo Hammond, gli strumenti cardine dell'incontro tra jazz e rock a partire dalla fine degli anni Sessanta.

Tra i principali divulgatori in Europa della musica ebraica, di lui John Zorn afferma: combinando una conoscenza profonda e un onesto rispetto per la tradizione con un brillante senso del dramma e dell’immaginazione, Gabriele Coen sta componendo oggi una delle più emozionanti e fantasiose Nuove Musiche Ebraiche.

Ad un primo ascolto l'album è molto gradevole, le melodie cantabili e le ritmiche coinvolgenti si lasciano scorrere con leggerezza, ma i contenuti dei brani sono molto profondi e meritano un ascolto più attento.
Le atmosfere mistiche dei brani, tutti originali, dedicati ai dieci centri energetici che formano l'albero della vita sono il frutto di quindici mesi di gestazione. Per la loro compilazione Gabriele ha chiesto l'aiuto dei suoi collaboratori , così oltre agli otto brani firmati da Coen ne troviamo uno scritto a due mani con Mario Rivere e un altro a firma di Lutte Berg. Nel piano più spirituale le dieci Sefirot diventano le Dieci Potenze dell'Anima, dieci luci o sorgenti d’energia, che aiutano costantemente la crescita di coloro che sanno connettersi con esse, ascoltando ogni singolo brano la connessione è inevitabile, il coinvolgimento unico, il continuo equilibrio tra passato e futuro, tra terreno e aleatorio , proiettano l'ascoltatore in un caleidoscopio sinestetico dove i suoni mutano in immagini fluide e arcaiche.

Il concerto, neanche a dirlo, moltiplica all'ennesima potenza le sensazioni del supporto digitale. I sax e il clarinetto di Gabriele evocano le sonorità dell'antico oboe Abuv , a volte cantabile e ammaliante, altre acido e struggente, la chitarra di Lutte gioca con la parte viscerale, stuzzicandola con pungenti lamenti e energiche distorsioni, Pietro alle nobili tastiere elude l'ascoltatore con apparenti silenzi e levigati assoli melodici. Le percussioni di Arnaldo tessono un velato sottobosco sonoro, ricordando celebri sonorità anni settanta. Marco è una colonna portante, sempre presente, gioca abilmente con il duplice aspetto del suo strumento. Mario, imponente nella stazza e nel suono, dona una piacevole allegria ai suoi interventi. Anche Francesco è imponente, tira fuori dal suo strumento energici assoli. Sicuramente dietro a tanto estro c'è un coordinatore capace, Luca sa dirige la band e la sua batteria producendo un suono itinerante, ricco di accenti, che va a toccare ogni singola parte del corpo e dell'inconscio.

Tutti i brani sono stati interpretati magistralmente, però l'ultimo brano, forse perché la band era più rilassata o perché c'erano tutti e otto sul palco, è stato molto intenso, energico, ricordando le magiche alchimie di un doppio quartetto.

Sephirot: Kabbalah in Music

Brani
01 Keter (Gabriele Coen)
02 Chokhma (Gabriele Coen)
03 Binah (Gabriele Coen)
04 Chesed (Gabriele Coen)
05 Gevurah (Pietro Lussu)
06 Tiferet (Lutte Berg)
07 Netzach (Gabriele Coen)
08 Hod (Gabriele Coen)
09 Yesod (Gabriele Coen, Mario Rivera)
10 Malkuth (Gabriele Coen)

Formazione

Gabriele Coen, sax soprano, clarinetto, sax tenore,
Lutte Berg, chitarra elettrica
Pietro Lussu, fender rhodes, organo hammond
Marco Loddo, basso elettrico
Luca Caponi, batteria
Arnaldo Vacca, percussioni

Guests:
Francesco Poeti, chitarra elettrica (tracks 05,08)
Mario Rivera, basso elettrico (tracks 02,03,07,09)




Produced by Gabriele Coen and Mario Rivera
Recorded February 2016 By Mario Rivera and Davide Abbruzzese at Groovefarm Studio, Rome, Italy. Mixed April 2016 by Mario Rivera at Bazgaz Production Studio, Rome, Italy. Mastered 2017
On the Cover: “Albero della vita” (1985) by Davide Tonato
www.gabrielecoen.com




















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