giovedì 30 luglio 2020


CHITARRE VISIONARIE

"UN VIAGGIO NELL'IMPROVVISAZIONE"



Pochi mesi fa mi è stata regalata la prima edizione del libro 

“ l'improvvisazione: sua natura e pratica in musica “

scritto da Derek Bailey.




Bailey, noto chitarrista sperimentale, ha raccolto una serie di interviste, che lui stesso ha realizzato durante alcune dirette radio, fatte a musicisti provenienti da diverse realtà musicali.




I generi affrontati sono i Raga Indini, il Flamenco, la Musica Barocca, il Rock e il Jazz. Gli ha chiesto come avevano appresol'arte dell'improvvisazione , quanto è importante l'improvvisazione nella loro crescita artisti e se esiste un reale metodo per insegnare ad improvvisare. Il libro continua con la cronologia di tutte le esperienze creative che Bailey ha affrontato negli anni.





Ne esce fuori che l'improvvisazione è lo stimolo giusto e vitale affinché il “genere” musicale non si cristallizzi in qualcosa di troppo codificato, rendendolo sterile e noioso. Purtroppo la storia è un'altra, nei decenni a seguire tanti eventi hanno contribuito alla standardizzazione di quasi tutta la musica, codificando il tutto in moduli preconfezionati, creando così un pubblico poco esigente e a volte anche ostile alle variazioni, lasciando al musicista poco spazio per esprimersi liberamente.





Il tema dell'improvvisazione, per chi come me si interessa e vive/condivide di musica, è un argomento nel quale è possibile intraprendere diverse esplorazioni. Così dopo il libro di Bailey, sono entrato in possesso di


Per avere una panoramica più omogenea rivolge le stesse domande a tutti e quindici i chitarristi protagonisti del libro.


Nonostante la pessimistica visione/costatazione sulla globalizzazione della Musica, in questo libro ritroviamo quell'entusiasmo tipico dei leggendari pionieri del passato. Fortunatamente esistono molte eccezioni, ma spesso rilegati in ambienti di nicchia.






I temi principali sono l'improvvisazione e il repertorio, la crescita stilistica e i cambiamenti mediatici. Ne estrapoliamo l' identikit di un Artista, prima musicista e poi strumentista, uomo/donna, che affonda le sue radici negli studi classici, perché è essenziale, anche se fosse Jazz, Rock o Folk, avere una base stilistica indipendentemente da quello che si andrà ad interpretare in futuro, ma che negli anni non ha mai perso gli stimoli primordiali che lo ha avvicinato alla musica, la curiosità e il gioco. Così l'interprete non si trova a disaggio con nuove realtà, anzi ne fa tesoro e le integra nel suo repertorio, usando “chitarre alternative” o “preparate ad ok” per un solo brano.

Un mondo fatto di artigiani del suono, di collaborazione tra compositore ed interprete, di auto aiuto, di creatività.




Anche se l'approccio di questi artisti è molto libero ed estemporaneo non è mai fuori controllo, più che un'improvvisazione armonica/melodica prediligono quella emotiva, fatta di accelerazioni e silenzi, tanto studio sulla dinamica e sul suono, qualcosa che sia più una ricerca dell' IO e dei colori dell'Animo.


“l'improvvisazione è quello che si avvicina di più al lavoro operoso del Divino, è il libero arbitrio.

A volte la possiamo sfiorare ma la nostra razionalità è come una palla al piede che non ci lascia liberi di correre con la fantasia. Forse gli antichi sciamani, alterando un po la loro immaginazione, avevano trovato il modo di avvicinarsi il più possibile. Ma poi non è così importante raggiungere il fine? …il segreto è imparare a vivere in equilibrio tra coscienza e incoscienza, usare la musica per inseguire la trance, mai smettere di provare e mai smettere di giocare !”

E.Cinelli

Due libri indispensabili da riconsultare nel tempo !!


martedì 28 luglio 2020


“Ego Boost”


FRANK MARTINO Disorgan


(recensione di Amptek Alex Marenga)





Frank Martino è uno dei protagonisti più innovativi della nuova scena italiana del jazz e dintorni.
Chitarrista, ma poi di fatto anche abile manipolatore di congegni e apparati sonori elettronici, è fra coloro che hanno compreso il paradigma al centro della contemporaneità, ovvero il rapporto fra uomo e tecnologia che si ribalta in tutte le espressioni quotidiane, cultura e musica incluse.
Il suo approccio musicale tende a rappresentare un passo avanti in territori inediti già a partire dallo strumento che ha adottato, la chitarra ad 8 corde, che gli consente un lessico espressivo più ampio.
Ma anche l’uso dell’effettistica sullo strumento e il bagaglio lessicale che mette in campo risente di ascolti contaminati da varie declinazioni sonore dall’elettronica idm al “jazz fusion” più sperimentale di Frisell e Holdsworth.
Come oggi spesso avviene il disco cristallizza un determinato momento nel quale un artista comunica con il pubblico ma il mosaico di frammenti sui social e su youtube ci danno una visione ancora più esauriente delle sue capacità.

E in questo quadro complesso di elementi sonori e visivi si ricostruiscono le declinazioni sonore di Frank, capace di incursioni importanti nel campo elettronico sembra abbia molta dimestichezza, a giudicare dalle sue improvvisazioni con i loop e i synth ...







... e dall’aver riproposto “Magnificent Stumble v2” un brano di Aaron Funk (alias Venetian Snares) uno dei massimi esponenti del “drill and bass” sperimentale in cui con la chitarra rilegge il complesso intreccio di bassline.









Quindi un background che lo rende capace di incursioni nel breakbeat, nel glitch e nell’ambient come dimostrano gli ottimi prodotti targati come “YLYNE”.







Ma le nuove direzioni del jazz internazionale vanno verso un’integrazione sempre maggiore fra i linguaggi della contemporaneità come dovrebbe aver insegnato a tutti Miles Davis dopo “Bitches Brew”.





“Ego Boost” pubblicato dalla prolifica Auand Records ci propone una serie di brani originali che se da un lato sono ancorati ad alcuni elementi formali del jazz dall’altra cercano di scardinarne alcune formule.
Sicuramente la presenza del sassofono di Massimiliano Milesi tende a mantenere il timone sonoro del progetto attorno al lessico jazzistico ma le direzioni possibili indicate dal lavoro sono molteplici.







Il disco si apre con “5443” brano che mette subito in scena una scrittura complessa e ritmicamente intricata, capace di articolazioni e variazioni articolate, fra Zappa e Zorn.
Anche “Raving with the Cats” si presenta con un ostinato asimmetrico sul quale si dipana un tema di sax, il brano si sviluppa su una costruzione compositiva complessa sulla quale i soli si sviluppano incastrati nella scrittura senza essere mai autoreferenziali.
“Split the Brain” è una ballad quasi breckeriana mentre “Fring” è ritmicamente più serrata ed è una traccia con un tema cromatico unisono classico di chitarra e sax. Entrambe si muovono entrambe su strutture più vicine alla tradizione jazz-fusion.
“Bruno Wasp” è un brano sincopato dall’andatura funk con una costruzione intrecciata mentre “Gravy Train” e “Trees of Silence and Fire” sono gli episodi che mettono più in evidenza le qualità chitarristiche ed elettroniche dell’autore oltre la sua abilità nella scrittura con la sua attenzione per le figurazioni ritmiche asimmetriche e le armonie spigolose.





Il disco mostra un Frank Martino parsimonioso nella disposizione degli assoli all’interno dei brani, sempre molto calibrati evitano inutili virtuosismi, mostrano un autore attento alla scrittura e alle possibili contaminazioni fra i materiali sonori che manipola. Un disco che si fa senza dubbio notare e che si pone fra le migliori produzioni internazionali di jazz contaminato di questo surreale 2020.









Massimiliano Milesi tenor saxophone
Claudio Vignali fender rhodes, korg MS20
Frank Martino 8-string guitar, live electronics
Niccolò Romanin drums



Produced by Frank Martino
Executive Producer: Marco Valente
Recorded at Art Music Studio on february 3-4, 2020 – Italy
Engineer: Diego Piotto
Cover Photo: Alessandro de Leo


lunedì 27 luglio 2020


TEXT(US)


Il collettivo è un gioco di famiglia





Il 24 Luglio  è uscito il secondo attesissimo capitolo del gruppo modulare The Auanders, una sorta di all-star di casa Auand, attiva ormai da quasi dieci anni. Tanto è passato da quel 2011, anno in cui questa idea prese ufficialmente forma su un palco a New York, per festeggiare i dieci anni dell'etichetta pugliese. Con il tempo il progetto ha toccato città italiane come Pisa, Foligno, Catania, Bari e Bisceglie in formazioni e repertori sempre diversi.

Questa volta il lavoro è frutto di una residenza di una settimana ad Arezzo presso il Cicaleto, registrato dalle sapienti mani (e orecchie) di Stefano Bechini e mixato dallo stesso Bechini (che si è occupato anche del mastering) e da Francesco Ponticelli.



Se l’intero progetto di composizione, residenza e registrazione ha avuto il prezioso sostegno del MiBACT e di SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”, la parte relativa alla scrittura e all’arrangiamento dei brani originali è stata appositamente commissionata ad alcuni dei musicisti più attivi tra quelli che collaborano con Auand. Oltre al tentetto base, sul disco appaiono ospiti come Francesco Bearzatti al clarinetto e Sara Battaglini alla voce.

Il filo conduttore del lavoro, che per questioni di lunghezza conterrà 8 tracce in versione CD e 6 in versione LP,  è il concetto di collettività che è sempre stato alla base della Auand Family. A dare il titolo all’opera, un bellissimo testo scritto da Elena Chiattelli incluso nel disco: TEXT(US), che viene da Textus, tessitura, e che focalizza alla perfezione il senso dell’impegno di Auand in questi 19 anni di attività. È sembrato naturale giocare anche su Text Us (“scrivici un messaggio”): la voglia di entrare in contatto e in empatia con l’ascoltatore è uno dei punti chiave dell’etichetta di Bisceglie.

La Auand Family è sempre stata davvero questo nelle intenzioni di Marco Valente: «Abbiamo sempre considerato Auand come una famiglia: un gruppo di persone, prima di tutto. Persone che hanno una visione comune e soprattutto un fine comune. Quello di diffondere bellezza, di non cedere alle lusinghe del mercato e di spingere un po’ più in là i confini della sperimentazione, sia dei suoni sia della scrittura. Da qualche anno possiamo dire certamente che c’è una scena italiana vivissima: una generazione in fermento. Ci piace pensare che Auand Family sia una bella fotografia di buona parte di questa scena».







Track List


CD Tracklist:

1 Eternal (Graziano, Battaglini, arr. Graziano)
2 Ottimo! (Ponticelli, arr. Zanisi)
3 Song To The Unborn (Tamborrino, arr. Tamborrino)
4 What Are You Sinking About (Cisilino, arr. Cisilino)
5 Keep Your Ass Naked (Risso, arr. Risso)
6 Fies (Vignato, arr. Vignato)
7 One Week (Calderano, arr. Calderano)
8 The Boat (Diodati, arr. Panconesi)


CD contains 2 bonus tracks.
LP set list is different.

Personnel

The Auanders:

Mirko Cisilino: trumpet (except on #8), french horn on #1,3,4,8
Michele Tino: alto sax, flute on #2,3
Francesco Panconesi: tenor sax
Beppe Scardino: baritone sax (except on #6,8), bass clarinet on #2,6,8
Filippo Vignato: trombone
Glauco Benedetti: tuba on #1,3,4,5,8
Francesco Diodati: guitar
Enrico Zanisi: piano (except on #4), rhodes on #2,4,6, synth on #2,5,8, glockenspiel on #3
Francesco Ponticelli: electric bass on #1,2,3,4,6, double bass on #4,5,7,8
Stefano Tamborrino: drums, percussion on #3, voice on #3

Special Guests:

Sara Battaglini: voice on #1,3
Francesco Bearzatti: clarinet on #3,4
Stefano Calderano: guitar on #7
Simone Graziano: rhodes on #1
Evita Polidoro: voice on #3

Recording Data


recorded at Cicaleto Recording Studio, Arezzo, Italia
on February 7-10, 2020 by Stefano Bechini
#1,3,5,7,8 mixed at Cicaleto Recording Studio, Arezzo, Italia
on March 2020 by Francesco Ponticelli
#2,4,6 mixed at Green Brain, Piancastagnaio (SI), Italia
on March 2020 by Stefano Bechini
mastered at Green Brain, Piancastagnaio (SI), Italia
on March/April 2020 by Stefano Bechini

Produced by Marco Valente
executive producer: Marco Valente
graphic design by Cesco Monti
inner photos by Elvio Maccheroni



martedì 21 luglio 2020


CASA DEL JAZZ RELOADED

FABRIZIO BOSSO JAVIER GIROTTO "LATIN MOOD"









Ieri sera, dopo quattro anni di pausa sono tornano, alla Casa Del Jazz, i Latin Mood, la formazione guidata da Fabrizio Bosso e Javier Girotto, con Natalio Mangalavite al pianoforte, Luca Bulgarelli al contrabbasso, Lorenzo Tucci alla batteria e Bruno Marcozzi alle percussioni.
Hanno reinterpretato alcuni brani estratti dai loro due precedenti dischi dischi.







Il primo brano è iniziato con una frenesia isterica, immagino che anche per chi è abituato ad esibirsi da anni sui palchi di mezzo mondo il periodo del lock down sia stato traumatico. Ha prevalso la stanchezza di aspettare ed è straripato un grido collettivo di riscatto per tutto il tempo perso.

I due brani a seguire sono serviti per stemperare la frenesia e per scaldare a mestiere gli ottoni. C'è scappato anche un assolo di batteria no propriamente contestualizzato però … quando scappa , l'urgenza non si può trattenere.




Il brano che ho apprezzato di più è stato Mathias, l'unico presentato, dedicato al nipote … credo di Girotto. 
Un brano ironico e molto articolato, una dedica appassiona per un legame incondizionato.





Il resto del concerto, compresi i due bis, è stato piacevolissimo. Forse qualche aspetto tecnico ha contribuito ad alcune incertezze sul palco ma nel complesso tutto si è svolto col "mood" giusto.




I brani dal sapore "latin" sono arrangiati in maniera corale, la band si muove compatta, poi a turno ognuno ha potuto esporre le sue impressioni, dando voce al proprio strumento, con energici assoli.

Ho apprezzato molto la forma di Fabrizio Bosso, sempre sul tempo, forte di un suono tondo e avvolgente, inconfondibile, con un linguaggi ricco di blues, latin e tanto altro.




La Casa Del Jazz è un luogo piacevole per tanti versi, speriamo che eventi come quello di ieri sera siano sempre più frequenti.



DREAMERS

MARIA PIA DE VITO

jandomusic/viavenetojazz






Maria Pia De Vito:

Dreames è una collezione di canzoni, di Icone del songwriting d’oltreoceano, Paul Simon, David Crosby, Bob Dylan, Tom Waits e la mia sempre amata Joni Mitchell. Poeti e lucidi sognatori che dagli anni sessanta in poi ad oggi hanno saputo emanare produzioni musicali di grande bellezza, incarnando in testi di profonda sincerità e forza poetica lo spirito del loro tempo.
Sono brani storici ed attualissimi ,in questo complesso presente, per contenuti ed intenzioni, siano essi incentrati in disarmanti e disarmate riflessioni sul proprio privato, o nella professione di una critica mordace della società e della politica, rappresentano in sè espressioni di una ispirata idea di un mondo “ giusto “.

Le canzoni sono tutte improntate su tematiche sociali, si passa dalla raffigurazione di una isola di pace da raggiungere, in contrapposizione alla chiamata alla guerra del Vietnam , della meravigliosa “The Lee Shore “di David Crosby, dai fantasmi d’amore da inseguire, ma senza illusioni , come in Simple Twist of Fate di Bob Dylan o “Carey “ di Joni MItchell, alla critica alle ipocrisie sociali ( BE cool di J.Mitchell ), delle ingiustizie sociali ( Chinese Cafè(Mitchell) Questions for the angels ), dalla spregiudicatezza di certi poteri politici ( Pigs sheep and wolves ) , al canto della tenerezza e della cura per l’altro , come in Rainbow Sleeves di Tom Waits.

Oggi più che mai, abbiamo bisogno di questa “giustizia poetica”, dell’arte come faro dilucidità e di professione della libertà in quanto partecipazione.





Ogni singola parola spesa dalla De Vito per contestualizzare e descrivere il suo nuovo album viene subito compresa durante l'ascolto dell'album. In ogni brano c'è l'urgenza e la voglia di far comprendere i valori a lei cari. Un grido gentile, dove la leggerezza del canto da pugni allo stomaco.

Un luogo intimo e surreale, dove c'è la necessità di ricreare una stanza protetta ma con la porta aperta, per lasciar passare il flusso avvolgente e caldo della speranza.

Il canto di Maria Pia è sincero e comunicativo,la voce si plasma secondo i canoni del suo peculiare stile., frutto di tanti anni e tante collaborazioni, ha attraversato molti luoghi e conosciuto persone meravigliose, ha raccolto il frutti e ha composto un diario di suoni del passato ma ancora vivi e presenti.

I brani si susseguono in un piacevole ascolto, descrivono un periodo non molto lontano, che ancora si sostiene a denti stretti. Artisti noti reinterpretato con equilibrio e personalità.

Ogni protagonista trova il suo posto in questo paesaggio sonoro ricco di speranza, sostenuto da solidi ideali. SI alternano su dinamiche lente e cadenzate come le onde del mare. Il suono generale segue un preciso umore ben interpretato e condiviso dalla band.

Viene voglia di ascoltarlo in macchina e partire senza una meta precisa, lasciando che il destino ci riservi altri piacevoli incontri.


Brani.


01 PIG, SHEEP AND WOLVES (Paul Simon) 03:50
02 THE LEE SHORE (David Crosby) 04:47
03 SIMPLE TWIST OF FATE (Bob Dylan) 04:18
04 QUESTIONS FOR THE ANGELS (Paul Simon) 05:13
05 BE COOL (Joni Mitchell) 04:09
06 CHINESE CAFÉ (Joni Mitchell) 07:50
07 CAREY (Joni Mitchell) 05:36
08 TIME THEY ARE A-CHANGING (Bob Dylan) 05:56
09 RAINBOW SLEEVES (Tom Waits) 03:05


MARIA PIA DE VITO - voice
JULIAN O.MAZZARIELLO - piano
ENZO PIETROPAOLI - doublebass
ALESSANDRO PATERNESI - drums
feat.
ROBERTO CECCHETTO - guitars on #2




venerdì 17 luglio 2020


UP

Pericopes+1





Lo scorso 6 marzo è stato pubblicato con la Losen Records il terzo album del Trio Pericopes+1,composta da EMILIANO VERNIZZI al sax tenore ed elettronica, ALESSANDRO SGOBBIO al pianoforte, fender Rhodes ed elettronica & NICK WIGHT alla batteria.

Dopo cinque anni di intensa attività concertistica, un po in tutto il globo, .. e la pubblicazione di These Human Beings (2015) e Legacy (2018), il Trio rafforza quelle che sono state fin dall'inizio le sue peculiarità .

La band ha un suono coeso e ricco di feeling, la complicità si fa forte di uno stile condiviso, equilibrio e pulizia del suono sono le fondamenta del loro stile.

Non mancano sperimentazioni armoniche e intrecci ritmici, un interessante brano dove la band si confronta con un quartetto d'archi ed una gradita cover “Pop-Rock” un po insolita per un disco di jazz.




La cosa che ho apprezzato maggiormente è la capacità di trasporto e la rievocazione di luoghi cari all'ambiente Jazz. La capacità di descrivere stati d'animo intimi ma anche molto diffusi e condivisi dal pubblico.

Si passa dall'urgenza dei Club di New York all'energia elettrizzante delle foreste , dai freddi e stupefacenti ghiacciai del nord Europa alle calde carezze del deserto di sale.


“ … molto spesso dimentichiamo che il suono è prima di tutto il frutto della nostra immaginazione e solo dopo che è chiaro ai nostri sensi si manifesta indelebile alla natura circostante !”







Brani
01 Wonderland (5:07)
02 Ucronia (6:53)
03 Disco Gagarin (6:17)
04 The Earth’s Shape (6:11)
05 Danza di Kuwa (8:51)
06 Martyrlied (7:34)
07 Gorod Malinov (6:11)
08 La Rentrée (8:18)
09 Sultans Of Swing (5:38)
Durata Totale : 61:15




EMILIANO VERNIZZI sax tenore, elettronica
ALESSANDRO SGOBBIO pianoforte, fender Rhodes, elettronica
NICK WIGHT batteria
Album Credits:
Pubblicazione: 6 marzo, 2020 | Losen Records (LOS 225-2)
Musica composta da Alessandro Sgobbio (1,6,7,8), Emiliano Vernizzi (2,3,4,5), Mark Knopfler (9)
Registrato, missato e masterizzato (luglio 2019) da Stefano Amerio / Artesuono Recording Studios - Cavalicco (UD)
Italy
Quartetto d’archi in Earth’s Shape:
Anna Apollonio violino • Giulia Pontarolo violino • Margherita Cossio viola • Andrea Musto violoncello
Produttore esecutivo Odd Gjelsnes

lunedì 13 luglio 2020



Scar Let

“per lasciarsi curare dalla musica”









… è il nuovo album pubblicato con Auand Records dal chitarrista Stefano Coppari, con Nico Tangherlini al pianoforte, Lorenzo Scipioni al contrabbasso e Jacopo Ausili alla batteria.



Parlando della band Coppari ci confida che … «Ognuno ha apportato idee, arrangiamenti e stimoli su cui poi abbiamo potuto costruire un suono, in un percorso che ci ha portato a vivere questi brani e l’idea di band in modo molto efficace e produttivo ».


L’unico brano non originale del disco è proprio quello che ha segnato la loro svolta, “La Mouffe”.

 «Per partecipare all’International Jazz Festival Johnny Raducanu, abbiamo voluto arrangiare un brano del compositore omonimo. Mentre lo provavamo ci siamo accorti che stava nascendo un suono di gruppo, una sensazione difficile da spiegare, ma eravamo molto eccitati da questa cosa. È stato un momento molto illuminante, che ci ha permesso di credere nella direzione musicale in cui stavamo andando».




Il nuovo disco di Stefano Coppari & Co. rientra in quella categorie che io chiamo dal “SILENZIO”.

Mi spiego …

Spesso negli album, soprattutto in quelli dei chitarristi, sento un fare musica strettamente legato al proprio strumento, alle possibilità che offre, estensione, timbro, effetti e tutto il corredo che ne viene. La ricerca e vivisezione dello strumento fanno comunque parte di una crescita artistica, ma spesso alcuni musicisti trascurano i contenuti. Questa mancanza di equilibrio e l'ossessione di riempire tutti gli spazi col maggior numero di note possibile cancellano quel poco di buono che invece andava valorizzato.





Coppari e la sua crew sono esperti navigatori del mondo sonoro, tutti si adoperano per sostenere e lascia vibrare questo fatidico equilibrio, tra armonia e melodia, tra contemporaneo ed estemporaneo, guidandoci in contesti sensoriali che si possono sfiorare solo con lo spirito di condivisione.

Come dicevo in questo album sento molto la presenza del Silenzio, come se ogni suono emerge dal nulla e nel nulla sprofonda. 

Il Silenzio visto come un foglio bianco da scrivere o dipingere, o semplicemente da contemplare.

I brani si susseguono come in una lunga suit,
 ben distinti ma comunque connessi.




«“Scarlet” può facilmente diventare “Scar Let”, sfruttando il verbo “To Let” (lasciare, permettere) e il sostantivo “Scar” (cicatrice), il titolo suggerisce anche un lasciarsi cicatrizzare, un lasciarsi curare attraverso la musica. E come sia possibile farlo attraverso le nostre passioni, le persone e i luoghi che amiamo e che permettono di rimarginare le nostre ferite».

La duplice interpretazione dei titoli non è un semplice gioco di parole ma più una dichiarazione di intenti, un modo per dire che ognuno lo può ascoltare a modo suo. 

Scomporlo e ricomporlo secondo le varianti del proprio stato d'animo.

Anche i singoli musicisti sembrano giocare in questo modo, ognuno si concede lunghe pause e quando decide di partecipare lo fa con naturale integrazione. A volte qualcuno inizia una frase e qualcun altro la termina. 

Anche nell' improvvisazione vengono inserite micro pause di riflessione e contemplazione, aumentando e sciogliendo l'intreccio di tensioni.



In conclusione l'album si presenta come un "Armonico Paesaggio Sonoro", dove si può decidere di peregrinare o sedersi e meditare, dove il Silenzio si tinge con l'arcobaleno dei colori dell'animo e il tempo si annulla lasciando il posto all' immaginazione.







Brani:

01 Verde Come
02 Alt Her Ego
03 Maine Coon
04 La Mouffe
05 Mojmak
06 Earthbeat
07 Piagura
08 Scar Let


Produced by Stefano Coppari
Executive Producer: Marco Valente
Recorded at Artesuono Recording Studio, Cavalicco (UD) – Italy
Engineer: Stefano Amerio
Cover Photo: Annalisa Pasquale