martedì 31 marzo 2020

Pursuance









Lo scorso 27 marzo la giovane sassofonista Lakecia Benjamin a pubblicato Pursuance: The
Coltranes, il suo terzo lavoro da solista. Un intenso viaggi attraverso l'eredità che ci hanno lasciato
John e Alice Coltrane.

Di grande ispirazione è stata la scoperta del rivoluzionario album"A Love Supreme",del quale propone intense interpretazioni.

L.B. "John Coltrane era una nave che ci portava alla casa di Dio, ha parlato con Dio nella lingua
che Dio conosceva , nella lingua del suono. " 



Per questo progetto ha riunito artisti tra i più importanti di oltre tre generazioni di jazz , come
Reggie Workman, Ron Carter, Gary Bartz, Regina Carter, Dee Dee Bridgewater, Meshell
Ndgecello, Steve Wilson, Marc Cary, Keyon Harrold, Marcus Strickland, Brandee Younger e
Jazzmeia Horn.



Per la Benjamin, questi grandi musicisti e la loro esperienza hanno contribuito enormemente nella
realizzazione di questo progetto :
L.B. "la parte migliore della creazione di questo disco è stata abbracciare questa conoscenza diretta
che questi pesi massimi del jazz hanno portato in studio . Conoscono gli accordi, la spiritualità della
musica, la mentalità in cui si trovavano quando hanno suonato per la prima volta alcuni di questi
brani ”.



Arrivata ad un punto di grande maturità e consapevolezza artistica :
L.B.“La musica è un riflesso dei nostri tempi, dello spirito dei nostri tempi. Nel nostro attuale clima
sociale e politico, abbiamo bisogn
o della musica per curare l'anima.” 

… trova ispirazione nel lavoro della celebre coppia:
.” Stavano scrivendo canzoni per gli dei indiani, per gli dei cristiani, per gli dei musulmani , la loro
ideologia era che ogni religione è una e siamo tutti uno con Dio".

… continua:
 “come artista, è difficile bilanciare la vita personale e la carriera. Questo è un perfetto esempio di
coppia che ha avuto il meglio dei due mondi. Si sono presi cura di se stessi, si sono presi cura della
musica, hanno lavorato insieme, suonato insieme e hanno esemplificato una relazione
completamente funzionale e sorprendente. Non devi sacrificare la tua arte o il tuo amore, puoi
essere un individuo completo. "







 Lakecia Benjamin si è fatta le ossa suonando in diversi contesti musicali, collaborando con molte
celebrità, tra le quali Vandoren, Yanagisawa, Key Leaves e Conn & Selmer, Gregory Porter, Stevie
Wonder, Alicia Keys, Clark Terry Big Band, Reggie Workman, The Roots, Macy Gray, Talib Kweli,
Anita Baker, Rashied Ali, la Big Band di David Murray, Vanessa Rubin, James "Blood" Ulmer e
Craig Robinson e il Nasty Delicious. 
La sua band “Lakecia Benjamin e Soul Squad” si ispira al sound funky & soul di James Brown,
Maceo Parker, Sly and the Family Stone.


Il suo suono è molto robusto e loquace, non lascia niente al caso, anche quando tutto scorre libero e
spensierato si ha comunque la sensazione che lei sa perfettamente dove è diretta, non abbandona
mai l'ascoltatore anzi, lo tiene legato alle sue note e lo porta in alto … “ verso il Divino”!
I brani sono meravigliosi, gli arrangiamenti diversificati sono intensi e rilassati, tutto si svolge con
grande freschezza in una sorta di moderna preghiere sonora. 
Secondo il mio personale giudizio i contributi più significativi, forse per una forte complicità
femminile, vengo dalle donne protagoniste dell'album.

 In “Walk With Me” il fluido suono del violino di Regina Carter si sposa con l'energia dirompente di
Lakecia, realizzando una sinuosa danza sonora.

“Going Home” si arricchisce dell'eleganza dell'arpa di Brandee Younger , rievocando, senza sterili
e copiose ripetizioni, il mood intenso e spirituale di Alice Coltrane.

“Acknowledgement” si colora della meravigliosa voce Dee Dee Bridgewater. Un canto ancestrale
ricco di sfumature dalle quali riemergono le profonde radici africane del Jazz.
Un album che consiglio vivamente, in questa epoca di crisi mondiale, un sincero innvito alla
spiritualità senza confini e barriere culturali può solo che alleviare le


Brani:
1 - Liberia (feat. Gary Bartz)
2 - Prema
3 - Central Park West (feat. Jazzmeia Horn)
4 - Walk With Me (feat. Regina Carter)
5 - Going Home (feat. Brandee Younger and Marcus Strickland)
6 - Syeeda's Song Flute (feat. Ron Carter and Keyon Harrold)
7 - Spiral (feat. Steve Wilson and Marcus Gilmore)
8 - Om Shanti (feat. Georgia Anne Muldrow and Meshell Ndegeocello)
9 - Alabama
10- Acknowledgement (feat. Dee Dee Bridgewater and The Last Poets)
11- Pursuance (feat. Marc Cary)
12- Turiya and Ramakrishna
13- Affinity (feat. Greg Osby and Reggie Workman)


Crediti:
released March 27, 2020
Lakecia Benjamin executive producer
Lakecia Benjamin producer
Reggie Workman Co Producer
Album engineers
Ben Kane
Jackie Sanchez
Electric Garden 90 South 8th Street Williamsburg , NY
Jermey Delaney
kaleidoscope studios 514 monastery Pl Jersey City , NJ
Aaron Nevezie
The Bunker Studios 400 south second street Williamsburg , NY
Mixing
Brian Bender
Motherbrain Studios 4302 Edenhurst ave Los Angeles CA 90039
Mastering
Frank Arkwright
Abbey Road Studios 3 Abbey Road London NW8 9AY UK

Ogni contributo non originale di questo articolo è stato preso e tradotto dalle note scritte da John

martedì 24 marzo 2020

Hit Parade 2019





In questa lista di album non c'è una classifica dei migliori, chi al primo o l'ultimo posto,hanno solo guadagnato un angolo nella mia memoria, tutti nelle stesse proporzioni. 

Il 2019 è stato un anno ricco di pubblicazioni discografiche. 

I mie gusti sono molto ampi, ascolto e valuto diversi generi, non tutto passa sotto il mio 'vigile sguardo', però qualcosina l'ho pescata.

Quello che vi propongo è una mia panoramica sonora. 

Come potrete notare ci sono alcuni artisti che io propongo in questo blog e nel gruppo 'FB' The Border Music. 


<< Ogni suono è libero da leggi e barriere, spetta solo a noi accoglierlo senza pregiudizi e 'gabbie di genere'! >>






Abdullah Ibrahim - The Balance 






Bill Frisell - Harmony





Trojan - Ghost Horse




John Coltrane - Blue World 




TJCO - Tower Jazz Composers Orchestra




Bill Frisell - Epistriphy




Luca Flores - Innocence








Brooklyn Raga Massive - Raga Mala







YAZZ AHMED - Polyhymnia






John Mclaughlin - is that so ?













Ancestral Meditation








 ROOTS è un insolito quartetto, Sax Alto,Violoncello, Sax Baritone e
Theremin,concepito da Fabio Delvò per dare vita al suo nuovo progetto
discografico. 
Delvò è un artista a 360 gradi, musicalmente parlando trae ispirazione da
ogni sorta di suono che lo circondi, dall' aleatorietà della musica
classica contemporanea all'estrema libertà del Jazz . 
Ma non è solo la musica a coinvolgerlo, in questo album il protagonista è
un libro, La Storia.
Ogni brano è un capitolo del racconto musicale che l'autore ci propone,
ricco di antichi suoni , forti richiami alla natura, profumi intensi e
paesaggi rarefatti, la memoria di un vissuto ancora vibrante.


Per comprendere meglio la sua metamorfosi ho chiesto direttamente
all'autore:


Caro Emanuele, relativamente a quanto mi chiedevi circa l’evoluzione
della mia musica, penso che questo sia semplicemente un altro risvolto
della mia personalità, un momento differente nello stile e nella forma.
Spazio per la meditazione nei miei precedenti lavori ce n’è sempre stato
e sono diverse le mie composizioni lente e riflessive ma qui è diverso
l’insieme.


Dove nasce la tua ispirazione?

L’Ispirazione ed il concetto principale del progetto derivano da un
libro, intitolato La Storia, esattamente dai capitoli relativi alla
preistoria, che mi fu regalato da mia madre diversi anni fa, mi piace
pensare a questo progetto come quello di una musica “soffiata” da lei
nelle mie orecchie, così, come un dono celestiale ed amorevole. Nel Marzo
2019, nel giro di 3 giorni ho composto tutti e 15 i movimenti che danno
vita a questa suite, così si presenta formalmente.









Come hai concepito questa insolita formazione?


Inizialmente il basso era stato scritto per trombone, poi modificato per
sax baritono, divenendo una formazione internazionale grazia alla mia
antica amicizia e collaborazione con il musicista, polistrumentista ceco
Radim Hanousek, che appunto in quest’occasione è al baritono.
Avendo un tour in Rep. Ceca nell’autunno 2019, gli ho chiesto se
conoscesse in loco una violoncellista, preferivo una sensibilità
femminile, ed è uscito il nome di Dina Kadysheva, una cellista classica
russa che vive da qualche anno a Brno, che era perfetta intanto in quanto
russa, popolo che secondo me negli archi ha una marcia in più e poi in
quanto musicista classica, sonorità che rispecchia ciò che ho scritto,
eseguita anche con un particolare vibrato. E’ così nato il trio base
Poi, dal momento che cercavo un pò di effettistica per creare alcune
scenografie musicali e mi sono venuti in mente alcuni suoni da
aggiungere, ho avuto l’illuminazione del theremin che mi dava ciò che
cercavo ma veniva al contempo suonato artigianalmente senza campionature.
Ho arrangiato tutte le parti scritte per quartetto et voilat!

Sempre da utilizzare nel tour, quindi, per questione di praticità è stato pensato un altro musicista residente a brno e di nazionalità ceca come il
polistrumentista e docente universitario di composizione Edgar Mojdl.








Come hai scelto i titoli dei brani ?


I titolo dei brani riguardano periodi preistorici,luoghi di ritrovamenti
di reperti storici, tipologie evolutive umane o anche luoghi dove i
primati vivevano.
Prima di registrare hai avuto la possibilità di provare il repertorio ?
Al momento è stato eseguito live in 7 concerti tra Italia e Rep. Ceca,
l’ultimo dei quali nella bellissima chiesa di Santo Stefano in Varese lo
scorso 15 Febbraio , impossibilitata la cellista, ho chiamato il
contrabbassista milanese Luca Pissavini . Oltre a questa interessante
location meritano senz’altro menzione particolare altri luoghi in cui è
stato suggestivamente rappresentato come il Museo Leos Janacek di Brno,
La Sinagoga di Buskovica (CZ) e la prestigiosissima facoltà di Musica
dell’Universita di Brno.




Ci saranno altri sviluppi ?

Ho pronto un nuovo progetto per trio o forse quartetto che rappresenta
nel genere un’evoluzione del mio precedente Rastplatz ed ho anche già
scritto il secondo disco per Fabio Delvò ROOTS.


Tutte le composizioni e gli arrangiamenti sono di F-Delvo' 


©FabioDelvo music032019


Info & booking:
ufficostampadf@gmail.com
fabiodelvo@hotmail.com
https://www.facebook.com/fabio.delvo.official/

domenica 22 marzo 2020



THE STORYTELLERS




Il trio Yerkir , composto da Paolo Bacchetta alla chitarra, Zeno De Rossi alla
batteria e Giulio Stermieri all'organo Hammond, ha dato vita ad in un nuovo
capitolo targato Auand Record.

La formazione è nata nel 2017 nel corso degli Auand Days, la residenza
artistica organizzata a Bisceglie dall’etichetta di Marco Valente, che ha riunito
alcuni dei più creativi musicisti italiani per una full immersion di
sperimentazione e innovazione sonora. 





Il loro incontro è stato uno dei più
fruttuosi, da allora è iniziato un percorso fatto di concerti:


«I live – dice Paolo Bacchetta – sono serviti a raffinare il suono e comprendere
meglio le strategie più efficaci per farlo funzionare. Ho desiderato registrare
con loro perché da subito mi è sembrato ci fossero dinamiche importanti in
atto. Abbiamo cercato di lavorare con attenzione sul materiale, esplorandolo a
fondo in modo da capire quale fosse adatto a noi. Ancora oggi mi sorprende
quanto un brano possa essere vivo anche dopo l’ennesima performance. Nella
scelta degli originali abbiamo lasciato libertà assoluta».









Il primo elemento che lega i tre musicisti è la comune passione per l'eredità
lasciata da Paul Motian, che :


«ha di fatto motivato la nascita del nostro gruppo. Ci siamo trovati proprio per
suonare le sue composizioni e poi abbiamo aggiunto pezzi originali, anche
spinti dall’infaticabile Marco Valente di Auand Records. Motian è stato una
sorta di riferimento costante per il gruppo fin dal primo incontro: anche i
brani originali hanno un’anima che personalmente trovo affine all’universo del
batterista americano, soprattutto dal punto di vista poetico».

Parlando dei suoi compagni di viaggio Bacchetta ci tiene ad evidenziare il grande rapporto di fiducia che ha nei loro confronti :

«Il suono di entrambi non è mai scontato, non c'è mai stato un momento in cui
abbia percepito questo gruppo come un “organ trio”, almeno non in senso
tradizionale. Sono due musicisti con una musicalità spiccata e molto
complessa e questo ha sempre permesso alla musica di prendere direzioni
inaspettate, cariche di tensione e di pathos».









La figura di Motian è dominante, non è un caso che il Maestro abbia
partecipato e formato molti die progetti in trio che hanno influenzato il jazz
degli ultimi 60 anni.

 La leggendaria collaborazione con Bill Evans e Scott La Faro, oppure Geri
Allen e Charlie Haden. 

Ma forse la formazione che ha ispirato Bacchetta e
compagni è quella con Bill Frisell e Joe Lovano. 

Di fatto, in brani come Abacus e Chinese Cafe, ma anche in Jean e Annet, il
suono della chitarra si fa ampio, note singole immense come macigni che
cadono con la leggerezza di una farfalla, disegnando profondi e dilatati
orizzonti, dove l'organo ne rapisce i colori e li riflette come un grande lago
nel deserto. 


La batteria è predominante in tutti i brani, pronta a sottolineare gli accenti
dell'animo, suggerendo a volte pause e respiri fondamentali per il carattere
collettivo.

Originale e coinvolgente l'interazione dei brani legati alla danza, La Danza Macabra,
Circle Dance e Dance, dove la dea della complicità apre le porte ai sui chakra,
liberando i tre elementi fondamentale dell'arte del suono, la melodia si
intreccia tra le poliritmia a l'armonia li avvolge in un volo di estasi.


Un album godibilissimo, fuori e dentro i generi, ci sono talmente tanti colori
che alla fine rimane solo il bianco, la luce prima del suono …. e poi tutti gli
umori della tempesta.


https://paolobacchetta.bandcamp.com/album/the-storytellers
Brani

01 WHITE MAGIC
02 ABACUS
03 LA DANZA MACABRA
04 CHINESE CAFE
05 SOURNOISE
06 ANNETTE
07 DANCE
08 JEAN
09 F.F.
10 CIRCLE DANCE

Produced by Paolo Bacchetta
Executive Producer: Marco Valente
Recorded at Bluefemme Stereorec, Montirone (BS) – Italy
Engineer: Marco Franzoni
Cover Photo: Alessia Nolli

martedì 17 marzo 2020

Making Monsters


Ipogeo Records/Janua


Making Monsters è l'ultima fatica di Giuseppe Di Filippo,un album
energico e divertente, nel quale mette in campo tutte le strategie
compositive ed estemporanee acquisite in tanti anni di attività
artistica.

 L'album non va ascoltato ma guardato dentro se stessi,
per far riemergere emozioni ormai sprofondate nell'incessante caos
quotidiano.
 Il titolo dell'opera è un omaggio ai Ramones infatti
una loro canzone recita "i'm making monsters for my friends", per
chi segue Di Filippo sa che non nasconde, anzi, le sue radici
Punk.





 Per uno come me che ha visto i Ramones ben tre volte basta
anche solo questo per apprezzarlo , ma l'ascolto riserva numerose
sorprese ed è impossibile licenziare l'ascolto.

Di base il disco è una particolare formazione in duo sax/batteria,
memorabile e a volte rievocata la interstellare collaborazione tra
John Coltrane e Rashid Ali, dove Di Filippo si alterna tra il sax
tenore, il contralto e il soprano, dialogando con intensa
complicità assieme al batterista Nicholas Remondino. 




Un duo articolato, a volte free altre avant-garde, libero ma senza
perdere l'intenzione ritmica, cicli melodici/ritmici che si
sovrappongono dando vita a dei veri e propri mostri armolodici!




Ci sono anche tre brani dove il chitarrista Filippo Cosentino,
chitarra classica e baritona, si inserisce con grande sintonia,
suggerendo altre traiettorie dove scovare nuovi mostri. 

Di Filippo ci racconta come e dove ha reperito la sua collezione
di mostri:
... I mostri del disco sono costruiti unendo e sintetizzando tutte
le mie esperienze legate al jazz e all'improvvisazione, che mi
hanno formato, non solo come musicista. Demogorgon è il mostro
della serie Stranger Things, il mostro del mondo oscuro. Alì
Bomayè è un omaggio, attraverso la figura di Mohamed Ali, alla
stagione delle battaglie civili che aveva come sottofondo la
grande rivoluzione del free jazz afroamericano che continua con
J.J. omaggio a Joseph Jarman. Poi c'è Glavny, la stazione
ferroviaria di Novosibirsk dove comincia la transiberiana e
Gondar, città dell’Etiopia. Hapaloclahona è il mostro nascosto e
mimetizzato dietro le cose apparentemente innocue.
S. e C. sono dedicate alle persone fondamentali della mia vita.
 I mostriciattoli numerati, #1,#2,#3&#4, sono i brani dedicati a
chi ascolterà il disco che, a seconda delle vibrazioni che ne
riceverà e se vorrà, potrà intitolare a suo piacimento …




L'album si chiude con Susanoo no mikoto, un brano di solo sax,
dove Di Filippo si getta come un Kamikaze sulla Naked City,

estraendo dal cilindro tutto il suo bestiario di suoni,liberando
emozioni di ogni tipo e forma, lingue esotiche e altre diavolerie
indispensabili per chi vuole affrontare un viaggio in solitaria.


Un disco immaginario da guardare con le orecchie e ascoltare col
cuore, con la spensieratezza di un bambino e con l'esperienza di
un Guru. 



Hey! Ho! Let's Go !!!!!!!!!!!!!



28 aprile 2020_Live streaming Sax solo @ipogeorecords facebook


sabato 14 marzo 2020

DELIRIUM TREMENS 





Delirium Tremens, etichetta No Words, è l'ultima fatica di Marcello Giannini, pubblicato alla fine del 2019 , disponile solo in digitale su tutte le piattaforme on line. 

Durante l'ascolto non mi sorprende la varietà e complessità dei brani, Marcello collabora da anni in
diversi progetti musicali 
( Slivovitz, Nu Guinea, Enrico Rava, Flo, 99 Posse, Daniele Sepe, Guru)
nei quali si produce con estrema personalità.




Nella sua crescita musicale
 ,il chitarrista napoletano, non ha ascoltato solo il jazz, anzi,
ha potuto assorbire tutte le influenze
del rock elettronico nel ventennio 80/90. 

Le influenze elettroniche anni '80 sono intense in Hubrys, dove l' uso delle drum machine spazia dal
pop inglese alle divagazioni post punk dei Sonic Youth. 





Brani romantici e cinematografici come Stagioni, dove l'arrangiamento degli archi si fonde con le
sonorità acide e languide della chitarra elettrica, lasciando l'ascoltatore sospeso nel tempo. 
Il brano che da il nome all'album è una energica, tremante e tenebrosa suite rock. 

Ci sono altri brani articolati e suggestivi, dalle colorazioni prog tipiche degli anni 70, come
Jakko e Xanax.




 I due brani, di apertura e chiusura , sono due requiem dal forte impatto spirituale, malinconiche
riflessioni del tempo che scorre inesorabile.

Nonostante sia uscito qualche mese fa, prima del “corona virus”, i temi della morte e
dell'inquietudine si fanno attuali. 

Come sempre gli artisti, quelli più sensibili, riescono a comprendere ed interpretare in anticipo i
sentimenti collettivi, descrivendo gli umori che ci circondano.