CHITARRE VISIONARIE
"UN VIAGGIO NELL'IMPROVVISAZIONE"
Pochi mesi fa mi è stata regalata la prima edizione del libro
“ l'improvvisazione: sua natura e pratica in musica “
scritto da Derek Bailey.
Bailey, noto chitarrista sperimentale,
ha raccolto una serie di interviste, che lui stesso ha realizzato
durante alcune dirette radio, fatte a musicisti provenienti da
diverse realtà musicali.
I generi affrontati sono i Raga Indini, il Flamenco, la Musica Barocca, il Rock e il Jazz. Gli ha chiesto come avevano appresol'arte dell'improvvisazione , quanto è importante l'improvvisazione nella loro crescita artisti e se esiste un reale metodo per insegnare ad improvvisare. Il libro continua con la cronologia di tutte le esperienze creative che Bailey ha affrontato negli anni.
Ne esce fuori che l'improvvisazione è lo stimolo giusto e vitale affinché il “genere” musicale non si cristallizzi in qualcosa di troppo codificato, rendendolo sterile e noioso. Purtroppo la storia è un'altra, nei decenni a seguire tanti eventi hanno contribuito alla standardizzazione di quasi tutta la musica, codificando il tutto in moduli preconfezionati, creando così un pubblico poco esigente e a volte anche ostile alle variazioni, lasciando al musicista poco spazio per esprimersi liberamente.
Il tema dell'improvvisazione, per chi come me si interessa e vive/condivide di musica, è un argomento nel quale è possibile intraprendere diverse esplorazioni. Così dopo il libro di Bailey, sono entrato in possesso di
Per avere una panoramica più omogenea rivolge le stesse domande a tutti e quindici i chitarristi protagonisti del libro.
Nonostante la pessimistica visione/costatazione sulla globalizzazione della Musica, in questo libro ritroviamo quell'entusiasmo tipico dei leggendari pionieri del passato. Fortunatamente esistono molte eccezioni, ma spesso rilegati in ambienti di nicchia.
I temi principali sono l'improvvisazione e il repertorio, la crescita stilistica e i cambiamenti mediatici. Ne estrapoliamo l' identikit di un Artista, prima musicista e poi strumentista, uomo/donna, che affonda le sue radici negli studi classici, perché è essenziale, anche se fosse Jazz, Rock o Folk, avere una base stilistica indipendentemente da quello che si andrà ad interpretare in futuro, ma che negli anni non ha mai perso gli stimoli primordiali che lo ha avvicinato alla musica, la curiosità e il gioco. Così l'interprete non si trova a disaggio con nuove realtà, anzi ne fa tesoro e le integra nel suo repertorio, usando “chitarre alternative” o “preparate ad ok” per un solo brano.
Un mondo fatto di artigiani del suono, di collaborazione tra compositore ed interprete, di auto aiuto, di creatività.
Anche se l'approccio di questi artisti è molto libero ed estemporaneo non è mai fuori controllo, più che un'improvvisazione armonica/melodica prediligono quella emotiva, fatta di accelerazioni e silenzi, tanto studio sulla dinamica e sul suono, qualcosa che sia più una ricerca dell' IO e dei colori dell'Animo.
“l'improvvisazione è quello che si avvicina di più al lavoro operoso del Divino, è il libero arbitrio.
A volte la possiamo sfiorare ma la nostra razionalità è come una palla al piede che non ci lascia liberi di correre con la fantasia. Forse gli antichi sciamani, alterando un po la loro immaginazione, avevano trovato il modo di avvicinarsi il più possibile. Ma poi non è così importante raggiungere il fine? …il segreto è imparare a vivere in equilibrio tra coscienza e incoscienza, usare la musica per inseguire la trance, mai smettere di provare e mai smettere di giocare !”
E.Cinelli
Due libri indispensabili da riconsultare nel tempo !!