martedì 8 dicembre 2020

 

SONG OF THE AVATARS 

 THE LOST MASTER TAPES







Cinque anni fa, il regista Liam Barker stava lavorando al film

ducumentario “Voice of the Eagle: The Enigma of Robbie Basho”







Il soggetto di Barker era il defunto chitarrista che ha

contribuito assieme a John Fahey e Leo Kottke a dare vita allo

stile musicale che oggi conosciamo con il nome di 

“American Primitive Guitar” .

Per realizzare il Film il regista ha dovuto ripercorrere la vita

solitaria del piccolo Daniel, iniziato a Baltimora e terminato in

una casa nella Carolina del Sud.






Durante il percorso a sentito spesso parlare di una raccolta di

registrazioni personali dell'artista che apparentemente era andata

persa dopo la sua prematura morte nel 1986. Così il regista si è

ritrovato in una casa fatiscente, circondato da pile di vecchi

giornali ed escrementi di animali.

"Quando ci sono andato, era come se fosse uscita da un film

dell'orrore"

Con grande stupore, in circostanze igieniche pietose , vengono

riesumate una pila di scatole contenenti dei nastri magnetici

ancora sigillati.

"Miracolosamente, alcune di queste registrazioni sembrano essere

state registrate ieri".





Il 4 dicembre In accordo con l'Estate di Basho e i custodi

originali dei nastri, Tompkins Square pubblicherà “Song of the

Avatars: The Lost Master Tapes”, un set in 5CD di materiale

inedito.

 L'etichetta pubblicherà anche un singolo disco in vinile LP,

durante il Record Store Day '20. Il set include note di Barker,

Henry Kaiser, Steffen Basho-Junghans, Glenn Jones e Richard

Osborn.






"Ho passato anni in viaggio a cantare canzoni popolari che non

avevano significato, sai, solo per emulare. E mi sono reso conto

che invece la musica dovrebbe dire qualcosa. La musica dovrebbe

fare qualcosa. Poi ho iniziato a provare a vedere quanto in alto e

bello potrei andare.” 

Rimasto orfano, il piccolo Daniel verrà adottato dalla famiglia

Robinson, riceverà un'educazione religiosa e passerà un'infanzia

tranquilla.Come studente presso l'Università del Maryland tra la

fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60, dopo le prime

esperienze con la tromba e il coro della scuola, passerà alla

chitarra dopo aver fatto amicizia con i colleghi chitarristi John

Fahey e Max Ochs.






"Quando ho iniziato, c'era un grande culto a Washington,

nell'Università del Maryland, del country blues e della Folk

Music, poi ho sentito anche la Musica Hindu.."

Basho lasciò Baltimora e si trasferì a Berkeley, dove si immerse

nella religione e nella musica orientale, e si ribattezzò in onore

del poeta giapponese del XVII secol Matsuo Bashō.


"Era sincero e inconsapevole di quello che stava facendo", dice

Glenn Jones, un chitarrista e collezionista che divenne amico di

Basho alla fine degli anni '70.

Gli amici e la famiglia di Basho lo descrivono come un ragazzo

che era profondamente impegnato nella sua musica, ma per il resto

era un solitario, afflitto dall'ansia.

"Amavo la sua musica ed ho sempre pensato che ci fosse di più di

quanto volesse esprimere. Ero convinta che sarebbe stato il

prossimo grande successo, ma non era davvero il suo interesse. Il

suo interesse era nel fare la musica, non nel ricevere molta

attenzione ", ha detto Margaret Lewis, ex fidanzata di Basho, in

Voice of the Eagle.

Aveva 45 anni quando morì a causa di un'arteria rotta nel collo.

Tutti i suoi dischi erano fuori stampa in quel momento. Lasciò la

maggior parte dei suoi beni al Sufism Reoriented, nella quale

entro a farne parte negli anni 70, che finirono sparsi per il

paese, come la sua collezione di registrazioni che finì dispersa

in quella casa in South Carolina.

L'amico Jones afferma che la riscoperta di queste registrazioni è

un'aggiunta importante alla sua eredità.

"Alcuni degli assoli di chitarra mi mettono fuori combattimento.

Perché questo non è mai apparso su nessuno dei suoi dischi? Eppure

è buono come qualsiasi cosa che ha pubblicato. Ed eccolo qui,

dimenticato in queste scatole di cartone dagli anni '80!."

Le composizioni su quei nastri abbracciano l'intera carriera di

Basho, dai suoi primi esperimenti con il blues alle composizioni

tentacolari dei suoi ultimi anni. Ma come ha detto in

quell'intervista del 1974, il suo obiettivo è rimasto lo stesso.

"Io, Leo Kottke e John Fahey dieci anni fa abbiamo iniziato a

prendere la chitarra con corde d'acciaio e abbiamo provato a farne

uno strumento da concerto. Sai, le corde di budello sono ottime

per la musica d'amore e così via. Ma l'acciaio, puoi prendere

fuoco. Puoi cavalcare e puoi volare."

 il percorso di Basho avrebbe preso una svolta decisamente

diversa, portando nel suo lavoro le tradizioni musicali hindi,

indiane, giapponesi e dei nativi americani. I suoi album per

Takoma e Vanguard hanno lasciato una traccia indelebile ed ha

influenzato generazioni di musicisti, da William Ackerman e Pete

Townshend a Ben Chasny e William Tyler.






Non ho ancora potuto ascoltare il cofanetto, perché è già sold

out, mentre ho assaporato con grande entusiasmo il vinile che

contiene 5 canzoni eteree ed accorate e 2 intensi strumentali. 

La voce di Basho, molto duttile, è capace di sfumature impressionanti.

 In “If I Had Possession” sembra posseduto dalla voce di Skip Jamas mentre la chitarra è quella di un infuocato Son House.

 “Gypsy Rosary”, primo strumentale, è la tipica forma “American

Raga” di Basho, dove alterna larghi arpeggi romantici con

dissonanze ricche di introspezione.

”Come to Me” è il canto d'amore di un moderno menestrello dalla

voce possente e dal vibrante yodel.






“Golden Palomino” è un canto Folk,sempre arricchito dall'immenso

Basho's Yodel, qui dal sapore esotico quasi Hawaiano. 

“American Sunday” è il secondo brano strumentale, ricco di luce e

di speranza.

“Bride of Thunder” è un altro canto d'amore dal sapore romantico e

medievale.

“Califia” è il nome della leggendaria regina delle donne guerriere

dalla pelle scura, da cui prende il nome lo stato della Cafornia.

Il brano è un canto onirico, una intensa lode dove la voce prende

tutti quei colori, quelle ombre e quel sapore amaro tipici del

linguaggio musicale di Basho.





La qualità delle registrazioni, se pensiamo che sono rimaste

sepolte tra i rifiuti per almeno 34 anni, è impressionate. Pulite

e ben bilanciate, esprimono un'intimità ed un calore che forse non

erano destinati al pubblico ma, erano solo un diario sonoro da

tenere per SE!”

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