sabato 21 gennaio 2017

Korosekorò Blues




Grazie all'impegno di molti ricercatori oggi esistono numerosi libri di etnomusicologia che ci informano sulle origini delle varie correnti musicali. Informazioni molto distanti dai stereotipi imposti delle “menti colte del passato”. Uno di questi falsi miti è proprio quello che indica … l'Africano come un individuo inferiore che si diletta nel canto e nella danza, tanto non potrebbe fare altro, diventando un discreto intrattenitore ...
Il primo errore che ci portano a fare queste false verità, è quello di immaginare l'Africa come se fosse un unica nazione, come se tutti i suoi milioni di abitanti vivessero insieme sotto un' unico tetto. In realtà la condizione africana e più complessa, soprattutto oggi dopo la spartizione selvaggia dei paesi colonizzanti.
Secondo, come è vero che non tutti in Italia suonano il mandolino e sanno fare la pizza, purtroppo, anche in Africa non tutti si dedicano o sono automaticamente portati per la danza o il canto. Sicuramente, mentre l'Italia ha perso alcune pratiche artistiche e culturali in favore di altre più commerciali, la musica in tutto il continente Africano ha avuto, ed ha ancora, un ruolo importante nella quotidianità dei suoi numerosi popoli.
In passato esisteva un'Africa nord sahariana , in prevalenza di religione Mussulmana e di lingua araba, e un'altra sud sahariana , costituita da numerose popolazione animiste divise in vari ceppi linguistici. In mezzo a questa spartizione geografica c'è appunto il Sahara, il grande fiume di sabbia popolato dalle tribù nomadi che fungevano da tramite tra le due realtà.
Prima dell'arrivo dei coloni, l'Africa non era un paese sperduto, ma aveva avuto le sue guerre e i suoi imperi. Tra questi l'Impero Mussulmano, che dopo aver conquistato tutto il nord del continente ha raggiunto anche i paesi dell'Africa occidente, il cosi detto Corno d'Africa, apportando significative modifiche nelle loro culture.
Dopo la scoperte delle Americhe, il Corno d'Africa venne preso d'assalto dai coloni Europei, assetati trafficanti di sciavi e non solo. Durante questa atroce mercificazione umana, nel continente si formarono all'interno dei vari regni delle figure importati, dette Griot.
In realtà la parola Griot è un eufemismo ricavato da una storpiatura di una parola francese, che sta ad indicare un cantastorie , ossia, secondo le culture euro colte … un banale intrattenitore.
Anche se oggi questa parola ha acquisito un valore più nobile, il nome cambia di tribù in tribù, la figura del Griot è qualcosa di più complesso. Il Griot non è un'arte ma un mestiere, o meglio l'arte di fare un mestiere. Non tutti possono intraprendere questa strada ma solo alcuni prescelti. Il Griot è il depositario della parola, in una cultura orale la parola ha un peso importate ... determinante, nel suo praticantato apprende le formule del dialogo, come esporre i concetti , raccontare la storia del suo popolo, far accordare due fazioni opposte, consigliare il Re, calmare gli animi e mettere pace nello spirito del prossimo.
Per fare tutto questo il Griot oltre al canto utilizza diversi strumenti musicali, non per intrattenere, ma per dare un' enfasi più teatrale alle sue parole, cercando di coinvolgere e colpire affondo i cuori di chi lo ascolta.
Questa è anche la storia di Baba Sissoko, noto musicista maliani nato a Bamako. Nonostante la tradizione esige che sia il primogenito a portare avanti la tradizione di famiglia, il fratello maggiore preferirà dedicarsi alla pittura, verrà scelto Baba, secondogenito . Il nonno paterno,del quale porta il nome, aveva predetto il suo destino … ancora prima che io nascessi, mio nonno materno aveva chiesto ai miei genitori se potevano chiamare il bambino che stava arrivando col suo stesso nome, loro gli chiesero perché e lui rispose che questo bambino sarebbe stato educato da lui stesso perché sarebbe stato speciale...Baba accetterà con onore e immenso piacere il suo destino, girerà il mondo col suo tamburo parlante chiamato Tamani, la leggenda narra che è stato proprio uno zio di Baba ad inventare questo strumento, un piccolo tamburo a frizione di circa 30 cm , che monta due pelli di iguana unite tra loro da un fascio di stringhe. Ma Baba non suona solo il Tamani, del quale è considerato il maestro assoluto vista la sua abilità nell'intonare un'intera scala musicale su di esso, ha appreso anche l'arte dello Djeli N'goni, strumento a quattro corde molto simile al monocordo egizio, del Canto e della Parola, ampliando il suo apprendistato anche grazie all'esperienza del padre ,dalla madre e da altri zii, tutti impiegati nell'arte del Griot o meglio Djeli.
In seguito Baba inizierà una lunga carriere nella Band di Habib Koite, il quale lo guiderà tra i vari generi musicali provenienti da tutto il mondo, ma sarà il Blues ad attirare l'attenzione di Baba, già dai primi ascolti nota le similitudini ritmiche con il suo paese, soprattutto con il ritmo Bambara chiamato Korosekorò … oggi posso dire che il Blues ha origine dal Korosekorò.
Grazie alle sue abilità, avrà l'opportunità di incontrare , collaborare e ricevere consigli da artisti Africani di fama internazionale come Fela Asson Kuti, Youssou N’dour, Toumani Diabate, Salif Keità, Oumou Sangare, Ali Farka Toure, Boubacar Traore Kar Kar ,Ami Koita, Kandja Kouyate, Nagnini Diabate, Babani Kone, Dialou Damba, Hadja Soumano, ma anche da Santana, Sting, Angelique Kidjo ecc.


In questi ultimi anni Baba , dopo aver peregrinato per il mondo, ha deciso di stabilirsi in Itali, precisamente in Calabria, dove è nata sua mogli, con la quale ha avuto tre figli, Djana, Giulia e Roberto .
… Spero che i miei figli possano essere come me, dei musicisti e che l’ispirazione che mi danno ogni giorno possa darmi la forza di continuare nella mia ricerca musicale fino al giorno in cui loro prenderanno il mio posto...


Negli anni abbiamo assistito a diversi concerti di Baba Sissoko, coma al Trasimeno Blues ,al Big Mama e al Mojo Station Blues Festival, in tutti si è dimostrato un artista completo e professionale, doti per le quali ha ricevuto numerosi riconoscimenti, per la sua arte e il suo impegno sociale, ma ha sempre mantenuto i piedi per terra, si presenta sempre con umiltà al suo pubblico, non nega un sorriso e delle belle parole a nessuno , lui è depositario di quell'esperanto che riesce ad unire tutti …. la Musica …. una musicalità indotta, coinvolgente.
Oggi è coinvolto in numerosi progetti musicali, che lo vedono districarsi egregiamente dal Jazz al più modero Afro Beat, formazioni orchestrali, quartetti duo e One Man Band, molto eccitanti sono le collaborazioni con Antonello Salis e il duo con la figlia Djana.
Per comprendere meglio l'universo sonoro di Baba Sissoko vi parlerenmo dell'album Three Gees, un ottimo disco prodotto da Luca Sapio e pubblicato il 16 aprile del 2015 per la Blind Faith Records, nel quale troviamo due illustri collaboratori, il percussionista Fernando Boogaloo Velez in diversi brani e il Bluesman Corey Harris alla chitarra slide in Dhe Dhe Dhe.

Per Three Gees Baba ha scelto di unire le voci della figlia Djana e di sua madre Djeli Mah Damba Koroba, ponendo la sua da ponte tra le due generazioni.
Già delle prime note del disco si avverte abbondantemente la mano del produttore negli arrangiamenti tipici della Black Music Africano Americana, un ambiente sonoro inedito nella precedente produzione di Baba Sissoko, nel quale però si muove con fluida capacità , sono molto piacevoli le combinazioni sonore, il tradizionale Djelì N'gonì che dialoga con l'organo Hammond oppure il Tamani che articola ritmi vertiginosi mescolandoli ai ruggiti dei fiati.
Ma la peculiarità vera risiede nelle due voci femminili che aleggiano sinuose in tutti i brani, soprattutto in Doni Doni, E Mamada e in Il Faut Pas Ecouter, dove il contrasto tra la moderna voce soul di Djana si unisci a quella ancestrale della nonna Mah Damba Koroba dando vita a magiche suggestioni che ci conducono in luoghi senza tempo.
Tutto il disco è piacevolissimo e altalenante, passando dall' elettronica alle ambientazioni acustiche con agile disinvolture, senza forzature e aderenze.
Una volta ridotto in macerie il luoghi comuni abbiamo avuto l'opportunità di focalizzare un uomo che fa della sua vita e del suo lavoro un'arte, senza cadere negli stereotipi e nelle facili produzioni commerciali.
Auguriamo a Djeli Baba Sissoko di progredire nel suo viaggio iniziato in Mali con i rudimenti del Korosekorò Blues.






Three Gees
Blind Faith Records
01 Aiulado
02 Kali Baba
03 Doni Doni
04 A Bo Li La
05 Black Rock
06 Il Faut Pas Ecouter
07 Kele Kele
08 E Mamada
09 Angha Sabali
10 Griot
11 Dhe Dhe Dhe


http://www.babasissoko.com
http://www.babasissoko.com/it/news/209-baba-sissoko-three-gees
http://www.blindfaithrecords.it/



 Ps. Chi è interessato può richiedere  la copia PDF sulla  mail thebordermusic@gmail.com

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