giovedì 17 maggio 2018

Una matematica sfida al caso
in “Matching Àlea” di Urban 5


Fato e ricerca sonora guidano il vibrafonista Andrea Biondi
nel nuovo album in uscita per Auand Records
con Daniele Tittarelli (sax alto), Enrico Bracco (chitarra),
Jacopo Ferrazza (contrabbasso) e Valerio Vantaggio (batteria)





Dopo avere frequentato la musica da camera e quella sinfonica, la contemporanea e il jazz, il vibrafonista Andrea Biondi ha deciso di cercare una sintesi. E per farlo ha voluto affidarsi letteralmente al caso. Il suo nuovo disco, “Matching Àlea”, in uscita per Auand Records, è proprio questo: l’utilizzo consapevole, quasi matematico, del caso come punto di partenza di un intero progetto. Il rovescio della medaglia è un quintetto che mette insieme elementi fortemente voluti dal leader e senza i quali il progetto Urban 5 non esisterebbe. Biondi ha infatti chiamato a raccolta una doppia coppia molto ben rodata che vede da un lato Daniele Tittarelli (sax alto) ed Enrico Bracco (chitarra), che hanno condiviso altri progetti nel passato anche all’interno della Auand Family; e dall’altro una sezione ritmica composta da Jacopo Ferrazza (contrabbasso) e Valerio Vantaggio (batteria), anche loro reduci da diversi anni di palchi condivisi e progetti comuni. 







La loro presenza è tutt’altro che incidentale ed è proprio questa volontà a controbilanciare l’idea alla base del progetto: il fato diventa una sorta di deus ex machina che indirizza uno stile dalle influenze più disparate, come spiega lo stesso Biondi: «Avendo interpretato per anni la musica di John Cage, Stockhausen, Berio e Ligeti, viene difficile pensare che i processi compositivi di questi grandi non abbiano influito sul mio modo di approcciare la composizione. E dopo varie morti e rinascite musicali, appare evidente come il minimalismo americano di nomi come Steve Reich, Philip Glass o La Monte Young sia stato una fonte di ispirazione nella scrittura». A tutto questo si aggiunge un’anima rock, devota a giganti visionari come i Led Zeppelin e gli Area. 

Come si fa dialogare un universo sonoro così vasto con il caso? 


Attraverso un processo meticoloso: «Sia i temi sia parte delle armonie e degli impianti formali sono emersi da un’organizzazione volutamente random – racconta Biondi –, mischiando le tecniche della dodecafonia con l’idea di John Cage che nel 1950 si servì del Libro dei Mutamenti, I Ching, per fare scelte compositive senza l’intervento della sua volontà, in modo non intenzionale. È un metodo per organizzare il caso, per controllare l’imprevedibile. Serve a determinare, secondo un sistema di combinazioni numeriche, quali note suonare, la loro durata e la loro altezza». Più nel dettaglio: «Nella trilogia dodecafonica – continua – ho composto i tre brani di Àlea senza soluzione di continuità, con una sola serie dodecafonica generata da dodici bigliettini di carta dove avevo precedentemente scritto le singole dodici note. Il tema è stato creato per estrazione. Da quel momento ho utilizzato tutte le tecniche dodecafoniche schoenberghiane (cancrizzazione, inversione, retrogrado, retrogrado inverso). E anche le enazioni armoniche sono emerse dalla visione verticale della successione. L’elemento jazzistico, cioè tema e variazione, è la cosa che tiene insieme il tutto, bilanciando scrittura e improvvisazione».





Ps . Trovando la presentazione dell'ufficio stampa più che esaudiente non avverto l'esigenza di aggiungere  altre considerazioni, se non quella di affermare che la Auand Records non è più un'etichetta di nicchia. 
La continua ricerca di nuovi autori e le solide collaborazioni che crescono negli anni la classificano una tra le migliori case discografiche" Internazionali" !!
...
  Il brano del video non fa parte di quest'album, ma ho preferito inserirlo per chi non conosce il progetto.



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