lunedì 27 gennaio 2025

Descansate Niño


Verde spettacolo in corsa da inseguire
Da inseguire sempre, da inseguire ancora
Fino ai laghi bianchi del silenzio
Finché Atahualpa o qualche altro Dio
Non ti dica: “Descansate niño
Che continuo io”
“Alle prese con una verde milonga”, Paolo Conte




Descansate Niño è un racconto a due vie, da una parte è una storia autobiografica dall'altra è il tentativo di fotografare una generazione.
Athaualpa è la divinità immaginata da Paolo Conte che viene a sospendere gli indugi di un musicista intento a tergiversare sui tasti di un pianoforte alla ricerca dei mille significati, delle molteplici traiettorie e prospettive che una canzone può intraprendere prima di nascere. Mettere nero su bianco tanta musica che ho attraversato in questi anni è stato un gesto, per il momento che vivevo e la storia da cui arrivavo, sofferto e liberatorio allo stesso tempo.

C'è un'altra storia che vuole indagare questa musica e questo titolo, un'altra prospettiva, che è il racconto di una generazione, la mia, nata negli anni del boom economico, diventata brutalmente adulta per le strade di Genova allo sbocciare del millennio e poi resa inerte dalle crisi economiche degli anni a venire che ne hanno cancellato speranze, sogni e illusioni. Una generazione costretta all'eterna giovinezza, perennemente incastrata dalle tecnologiche necessità formali dell'apparenza in una retorica del "nuovo" a tutti i costi, di un utopico progresso senza radici.





In questa musica ci sono le mie radici che a fatica ho piantato negli anni della rabbia, ci sta la voglia e l'orgoglio di crescere per mettersi al servizio della propria storia, Descansate Niño è il mio intimo sguardo sul mondo che mi ha ospitato, il primo da uomo adulto.






Per questo suo nuovo lavoro molto intimo ed introspettivo Ancillotto ha scelto gli amici colleghi di sempre che meglio conoscono la sua storia e sanno come aiutarlo a raccontarla.

Alla batteria troviamo Alessandra D'Alessandro, batterista romana molto attiva nel territorio  capitolino, grazie al suo stile libero da schemi preconfezionati viene spesso coinvolta in progetti creativi di grande respiro. 
Oltre a tessere ricche trame di accenti in tutti i brani ci regala un'ottima dimostrazione del suo ampio linguaggio ritmico nel brano Hikikomori, che significa "stare in disparte" e che parla di solitudine. 
Con la sua "chitarra/organo" Ancillotto crea una cattedrale di suoni struggenti dando vita ad un flusso continuo ed etereo.







A completare il trio al basso troviamo Marco Zenini  che fa da collante e spina dorsale a tutto il progetto, interpretando con grande precisione la seconda traccia che Ancillotto ha dedicato ad uno tra i più interessanti contrabbassisti che animano l'ambiente musicale romano, Igor Legani.





  


Ad accentuare la romanità del trio, Ancillotto inserisce nell'album due brani di autori romani, "se telefonando di Ennio Morricone" interpretato magistralmente con una chitarra acustica che ricorda molto le incisioni Windham Hill Records.
L'altro brano è "sennò me moro di Carlo Rustichelli", qui rimaneggiato come fosse un brano di Tom Waits accompagnato dalla chitarra "six string samurai" di Jim O'Rourke, comunque intenso ed accorato come l'originale.








Gli ascolti di Ancillotto sono numerosi e di generi diversi, tutti accomunati da una malinconica nostalgia ed un sincero umorismo, come Demodé che è una lenta cavalcata alla Santo & Jhonny, Chattiña che ricorda un duello degno della regia di Sergio Leone dove i due pistoleri coinvolti sono Paolo Conte e Fred Buscaglione. Poi ce' Flemma un brano che sembra estratto da un vecchio Commodore64 che fa da colonna sonora ad un fumetto noir.





Rimane "Via Aurelia 253", che è ...

... "il luogo in cui l'idea di questo racconto ha avuto inizio e nel quale si è sviluppata, allo stesso tempo è la casa in cui sono radicate le origini della mia famiglia e dove potete venire a portarmi dei doni."


Si tratta di un brano onirico, corale, dove i tre si abbracciano in un solo corpo sonoro, una storia comune, di tutti ma con una unicità che solo pochi simili possono cogliere e beneficiarne.








Un album intenso, ricco di sfumature, che fa sorridere e sospirare.
Un cinematografo di suoni d'altri tempi che potete andare a vedere venerdì 7 febbraio alla Casa del Jazz a Roma.





















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